Reach e stack: 2 parametri utili per scegliere la taglia del telaio

Simone Lanciotti
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Si possono avere le idee chiarissime su marca e modello di bici da scegliere, ma sulla scelta della taglia del telaio c’è spesso una grande incertezza.
Di questa problematica sono al corrente le case produttrici stesse che mettono a disposizioni dei biker un gran numero di informazioni per quanto riguarda la geometria del telaio ma, molto spesso, è solo provando le bici nelle varie taglie che si riesce a capire con sicurezza qual è quella giusta da scegliere.
Possibile, però, che non ci sia alternativa a ciò?
Il nostro articolo che illustra come orientarsi nella scelta della taglia è un ottimo punto di partenza, ma gli utenti più accorti avranno notato che da tempo l’industria della bici adotta anche altri due riferimenti, ossia reach e stack.
Di cosa si tratta?
Vale la pena di approfondire.

Reach e stack, da dove provengono?
L’idea è venuta in mente a due produttori americani, Turner e Transition Bikes, che per primi hanno sentito la necessità di creare nuovi riferimenti per la comparazione dell’assetto in sella fra telai di marche differenti.
Infatti, prendendo due telai con tubo piantone e tubo orizzontale di lunghezze identiche quasi mai si hanno posizioni in sella identiche.
Per la precisione reach e stack, almeno in ambito Mtb, si riferiscono alla posizione in sella non da seduti, ma in piedi, cioè nell’assetto tipico della discesa.

reach e stack

La posizione in sella quando si va in discesa esclude il tubo piantone. Il reach e lo stack hanno una loro utilità anche sulle moderne bici da Xc. Nella Gioele Bertolini in Coppa del mondo ad Albstadt.

Ovvero considerando solo manubrio e pedali come punti di contatto fra biker e bici.
Non a caso questi due riferimenti sono stati pensati inizialmente per chi fa downhill, in modo che l’inclinazione del tubo piantone (poco significativa quando si sta in piedi sui pedali e si va in discesa) non influenzasse il confronto fra due telai diversi.
L’inclinazione e la lunghezza del tubo piantone influisce sull’assetto in sella solo quando si sta seduti e si pedala.
Reach e stack quindi hanno una loro utilità anche in campo enduro, trail e in alcuni casi anche Xc.
Ma quali sono le definizioni ufficiali di reach e stack?
Leggete di seguito e guardate l'immagine in basso:

REACH: la distanza orizzontale fra il centro del movimento centrale e la linea di mezzeria della parte superiore del tubo di sterzo è definita reach.

STACK: la distanza verticale fra il centro del movimento centrale e la linea di mezzeria della parte superiore del tubo di sterzo è definita stack.

Per capire meglio guardate l’immagine qui in basso:

reach e stack

La definizione di reach e stack. Cliccate per ingrandire.

Ma funzionano davvero?
Per rispondere alla domanda abbiamo messo a confronto due telai diversi ma con la stessa vocazione di cui conosciamo bene prestazioni e assetto in sella, ovvero la Santa Cruz Nomad 3 e la Trek Slash 9.8.
Il confronto fra le geometrie delle due bici non è di grande immediatezza perché Santa Cruz identifica le taglie in S, M, L e XL, mentre Trek con una misura in pollici.

reach e stack

La Santa Cruz Nomad

reach e stack

La Trek Slash 9.8

Quindi, se guardiamo i valori di reach e stack e consideriamo un rider di 180 cm di statura, per fare un confronto attendibile fra i due telai dobbiamo prendere in considerazione la taglia L per la Nomad e la taglia 19,5” (che in realtà è una 18,5”) per la Slash.
Ecco cosa dicono le tabelle.
In basso trovate evidenziati i valori di reach e stack per la taglia L della Nomad e per la taglia 19,5" della Slash.

reach e stack

Geometria Santa Cruz Nomad. Cliccate per ingrandire.

reach e stack

Geometria Trek Slash 9.8. Cliccate per ingrandire

Quindi, i numeri ci dicono che in termini di reach la Trek è più lunga: 45 cm contro 43,7 cm.
Se guardiamo, invece, il valore della lunghezza del tubo superiore otteniamo una differenza meno marcata: 61,4 cm per la Trek contro i 60,9 cm per la Nomad.
La nostra esperienza di guida sulle due bici conferma quanto evidenziato dal reach: la Trek è più lunga e più stabile e stando in assetto da discesa ci ha dato la sensazione netta di avere una posizione più centrale e bilanciata (lo scrivemmo anche nel titolo dell’articolo).
La Nomad, invece, tiene fede alla filosofia Santa Cruz e ha un assetto più raccolto.
Ovvero più giocoso, se vogliamo.

Per quanto riguarda lo stack, invece, troviamo un valore maggiore per la Santa Cruz, 60,9 cm contro i 59 cm della Trek.
Questo ci dice che, a parità di lunghezza del tubo di sterzo (11 cm per entrambe), quello della Nomad si trova più in alto di 1,9 cm.
Questo impone al biker una posizione un po’ più eretta sulla Nomad e un po’ più inclinata in avanti sulla Slash.
Tenendo sempre a mente che parliamo di posizioni in sella per la discesa (cioè non da seduti), una posizione più eretta aumenta la confidenza con la guida sul ripido (ci si sbilancia meno in avanti), ma può richiedere al biker un po’ più di impegno nel tenere abbassato il busto quando la pendenza non è estrema.

reach e stack

In discesa gli unici punti di contatto fra biker e bici sono rappresentati dal manubrio e dai pedali. Il contatto con la sella fra le gambe è importante, ma al punto da chiamare in ballo angolazione e lunghezza del tubo piantone. Nella foto Anne Caroline Chausson all'Ews in Scozia.

In conclusione…
Le indicazioni che il reach e lo stack forniscono funzionano e trovano un riscontro effettivo nella realtà, a patto di ricordarsi che si riferiscono alla posizione in piedi sui pedali per la discesa.
Quando ci si siede in sella entrano in gioco lunghezza e inclinazione del tubo piantone e si entra in un ambito più classico per l’individuazione della taglia del telaio.
Reach e stack, però, sono due parametri che da diverse stagioni tutti i produttori di bici tengono in attenta considerazione e altrettanto dovrebbe fare chiunque voglia indovinare la taglia corretta del telaio al momento di cambiarlo.
Per altri articoli che trattano dell'assetto in sella vi invitiamo a consultare questo archivio.



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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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