Come vorreste che fossero i percorsi marathon? Dite la vostra...

Simone Lanciotti
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Andrea
via e-mail

Ciao, è la prima volta che scrivo ad una testata giornalistica e vorrei condividere un pensiero, se posso.
In primis i miei complimenti al lavoro che fate, ottimi articoli, belle storie, insomma, grazie... ma ho appena finito di leggere l'articolo sul mondiale marathon e mi chiedo ma dove stiamo andando? Pratico Mtb da 13 anni, allenamenti, fatica, gare, risate e delusioni e ormai questo è diventato il mio stile di vita che ho la fortuna di condividere con amici e compagna.
Amo questo sport per la tecnica, lo sforzo fisico, la polvere... e poi?
Un mondiale marathon che è la fotocopia di una gara del Nord dove si esaltano le qualità degli stradisti?
No, scusate, forse sarò “vintage”, ma io amo le nette distinzioni.
Già ci si divide in mille sottoculture (enduro, freeride, Xc, flow, light enduro... continuo?), ok, va così, ma per favore manteniamo un nostro Dna: la Mtb è dislivello, tecnica, guida...
Perché ci si sta snaturando?
Non sei capace a scendere sul single track? Impari, anche questo è allenamento.
Non digerisci sassi, fango e polvere? Vai a fare strada.
Perché bisogna sempre cercare il guadagno, sfruttare sempre all'osso ogni opportunità per cosa? le differenze ci sono non vanno nascoste, ma qualificate.
Anche nella vita di tutti i giorni.
Naturalmente, ci tengo a dirlo, nulla toglie all'ottimo lavoro di Celestino. Forse nemmeno Mirko s’immaginava un mondiale così, comunque sia in bocca al lupo e "Tante cose”.
Grazie per il vostro ascolto.
Saluti...

Risponde Simone Lanciotti
Caro Andrea, mi dispiace dirtelo, ma le “nette distinzioni” sono destinate a sparire.
Con sommo gaudio di chi cerca nuovi filoni da seguire e con un certo biasimo da parte di chi, come te, le guarda con estrema diffidenza.
Le tante “sottoculture” della Mtb ne sono una riprova, ma te ne puoi accorgere anche uscendo dal campo della bici.
Sono sia nuove opportunità commerciali, sia un modo per coinvolgere un numero maggiore di persone.

percorsi marathon

Ma restiamo sul Mondiale marathon di Singen: il percorso era abbastanza atipico e direi anche old style, visto che quasi tutti hanno corso con una hardtail, ma è pur sempre marathon ed è pur sempre un mondiale.
Ovvero, le qualità tecniche del percorso potranno anche essere discutibili, ma questo non può diventare un alibi per non dare il massimo o per affievolire il merito di chi ha vinto.
Che, per inciso, sono due specialisti che a Singen hanno dato l’ennesima conferma del loro valore, a prescindere dal tipo di percorso.

La domanda che viene da porsi è questa: per far sì che un percorso marathon sia realmente da Mtb che cosa vorreste che contenesse?
Qual è il requisito tecnico minimo che un percorso marathon dovrebbe avere per essere degno di un biker?
Solo discese in single track?
Una salita tecnica (cioè che impegni anche le doti di guida)?
Una salita con bici in spalla?
Tratti di asfalto per non oltre il 10% della lunghezza del tracciato?
Oppure cosa?
Fateci sapere la vostra nei commenti in basso…

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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