I rock garden nel cross country: a cosa servono davvero?

Simone Lanciotti
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I rock garden nel cross country, ossia i tratti di percorso caratterizzati da rocce fissate nel terreno in modo artificiale, hanno iniziato a prendere piede oltre 10 anni fa.
Abbiamo iniziato ad intravederli sul percorso olimpico di Pechino, poi al mondiale di Mont Sainte Anne del 2010 e la definitiva consacrazione c’è stata all’Olimpiade di Londra del 2012.
Non senza critiche e qualche scetticismo.

rock garden nel cross country
Nino Schurter mentre studia la traiettoria sul tracciato olimpico di Londra 2012



Ma perché oggi sono diventati così popolari e, addirittura, irrinunciabili?
Le ragioni sono diverse: 

  • - spettacolarità (per chi osserva la gara)
  • - difficoltà tecnica (per chi sta in sella)
  • - facilmente realizzabili ovunque (o quasi): guardate il video in basso

Cerchiamo di capire meglio.

Spettacolarità per chi osserva

Generano suspence in chi osserva la gara in Tv e magari non è davvero esperto di Mtb. In ogni caso sono un espediente tecnico molto popolare per complicare tecnicamente un percorso altrimenti troppo facile.

rock garden nel cross country
Marco Aurelio Fontana in azione sul percorso olimpico di Londra 2012

Rendono più difficile un percorso troppo facile

Il contesto ideale per la mountain bike è la montagna, cioè le pendenze, i boschi, le radici, le rocce e i sentieri stretti.
Se però ci si trova (come capita) ad organizzare eventi agonistici Mtb lontano da contesti naturalistici come la montagna, ecco che il rock garden diventa un espediente tecnico per complicare un percorso che altrimenti sarebbe troppo facile.

E siccome ormai i rock garden sono un ostacolo che non ostacola più di tanto i biker (grazie alle loro accresciute capacità di guida e a mezzi sempre più evoluti), arrivano anche i salti e i drop, cioè elementi prelevati da altre specialità della Mtb notoriamente più gravity oriented. 

Salvo che salti e drop sono qualcosa che è ancora reperibile in natura, ovvero è qualcosa di cui tutti i biker possono fare esperienza su qualunque tracciato di montagna.

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Gerhard Kerschbaumer a Mont Sainte Anne nel 2018. Ecco un'interpretazione del rock garden in maniera più naturale: pendenza, lastroni di roccia e terra, ovvero uno scenario che è più comune in varie parti del mondo. Foto Bartek Wolinski/Red Bull Content Pool

Un elemento tecnico riproducibile ovunque

Il rock garden nel cross country lo puoi ricreare ovunque e, se fatto bene, rende subito tecnicamente valido un tracciato dove prima un tracciato non c’era.
Cioè, se volete, è un espediente che gli organizzatori di gara stanno usando a destra e a manca.
Salvo che in natura non è così comune da trovare (e a volte anche per tratti così lunghi come capita nelle gare di Xc), per cui può risultare difficile prendere confidenza con questi tratti di percorso con i quali, di fatto, ci si confronta solo in occasione delle gare.

E non sui propri tracciati di allenamento, o almeno non per tutti gli atleti.

Questo, però, rappresenta uno scalino tecnico che gli atleti stessi sono portati a considerare nei propri allenamenti, migliorando il loro bagaglio tecnico.
Quindi, da questo punto di vista i rock garden rappresentano comunque una spinta a migliorarsi anche nella guida oltre che nelle capacità atletiche.

rock garden nel cross country
Un tratto del percorso Olimpico di Rio 2016: le rocce in alcuni punti invitano ad essere saltate. E' stato questo il primo passo verso drop e salti anche nei tracciati Xc?

Esistono alternative valide ai rock garden?

Sì, abbiamo menzionato salti e drop, ma esistono anche le whoops (ossia piccole gobbe di terra ravvicinate fra loro), tratti estremamente ripidi e scivolosi, radici, contropendenze e via dicendo, cioè scenari che la natura ci rende disponibili.

E qui viene il punto cruciale: dipende da dove ti trovi.

In montagna è più facile trovare elementi naturalmente disponibili che arricchiscono un tracciato Xc.
In collina o in città molto di meno.
Ma non occorre gridare allo scandalo: la Mtb (come tutti gli sport) ha bisogno del pubblico e il pubblico è più facilmente reperibile nelle località più popolate.

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Loana Lecomte nella gara di Coppa a Leogang: in uno scenario del genere è assai più facile realizzare un verso tracciato di mountain bike con ostacoli e difficoltà tecniche più naturali ed emozionanti. Foto RedBull Content Pool

In conclusione…

Quindi, possono non piacere o non convincere del tutto, ma, per le ragioni suddette, ben vengano i rock garden se creano maggiore visibilità e popolarità al nostro sport.
Le gare di alto livello di cross country e downhill hanno anche lo scopo di promuovere la mountain bike.
L’unico vero rammarico, semmai, è che di tracciati così spettacolari e belli da guidare ne esistano troppo pochi nel mondo e, forse, se più biker avessero l'opportunità di confrontarsi di frequente con rock garden & CO sarebbe davvero un bel passo in avanti per tutti.

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Seguite le gare e gli approfondimenti dal Mondiale di Mtb in Val di Sole cliccando qui.

PS: capita anche ai pro' più preparati e capaci di sbagliare su un rock garden. Salvo che una caduta qui potrebbe costare cara. Ecco quella di Jolanda Neff in Val di Sole ieri, cioè un OTB (over the bar, ndr) come lo chiama lei, ovvero quanto di peggio possa capitare su un terreno del genere.
Comunque, Jolanda sta bene e sabato sarà in gara.

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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