La storia di Simone: «Paraschiena in gara? Serve, eccome»

Simone Lanciotti
|

L’argomento di questo articolo è molto delicato, ovvero le protezioni in gara.
In basso potete leggere l’esperienza di un nostro lettore, Simone Zanellato, che ha preso parte alla gara di Sestri Levante, valida come campionato italiano di enduro.
Le immagini che vedete in questo articolo parlano di una caduta piuttosto spaventosa che non ha avuto alcun esito nefasto grazie al paraschiena.

paraschiena

Fabien Barel durante la terapia di riabilitazione

Il punto è questo: indossarlo può salvarvi la vita (ricordate la vicenda di Fabien Barel, per certi aspetti connessa a quella di Zanellato?), anche se i regolamenti federali (Fci e Uisp, come citato dal nostro lettore) non impongono questo importante accessorio.
Va detto che il Superenduro, grazie al suo regolamento, ha contribuito a creare una maggiore sensibilità nei confronti di un gran numero di appassionati verso il tema sicurezza.
In Dh il paraschiena si usa da molto tempo prima, ma, visti i rischi connessi a questa disciplina, proteggersi risulta più istintivo e relativamente più facile.
In enduro no.
Si pedala, si suda di più e il paraschiena può essere visto come un accessorio superfluo.
Ma non lo è affatto.
Leggete qui:

«Qualche giorno fa ho preso parte al Campionato italiano Enduro a Sestri e beh… diciamo che non è andato esattamente come me l’ero immaginato, perché tra problemi meccanici e cadute è stata una di quelle giornate NO, da non augurare proprio a nessuno.
L’ultimo volo l’ho fatto verso la fine della PS4, prima del passaggio dei cosiddetti “Ponti Romani”.

paraschiena




In quel punto c’è una curva a destra “cieca” dove, arrivando sufficientemente forte, si può usare il primo sassone per saltare la prima parte ed atterrare sulla sponda della curva successiva.
O meglio, questa è la teoria.
Perché ovviamente, quando ci sono arrivato sopra io, mi sono ritrovato sul mio ipotetico atterraggio quello che partiva 3 numeri davanti a me; così ho dovuto improvvisare un’altra “linea” (inesistente) che, come si può vedere dalle foto, non ha avuto il successo sperato…
Non mi era mai capitato che qualcuno mi fotografasse durante una caduta, (che poi in realtà più che una caduta è stata una vera “mina atomica”), ma è stato proprio quando ho guardato quella serie di scatti che ho capito quanto sono stato fortunato a poterlo ancora raccontare ridendoci sopra, visto che me la sono cavata solo con qualche botta.

paraschiena
Osservando le immagini, una delle prime cose che ho pensato è stata: “Ma te pensa se non avessi avuto il paraschiena…”.
Ecco, a tal proposito vorrei spendere due parole perché, lasciando stare il regolamento UISP che per le gare ENDURO non impone né l’uso del casco integrale, né tantomeno quello delle protezioni (la cosa è resa ancora più grave dal fatto che chi gareggia con questo Ente sono proprio gli amatori e “biker della domenica”), l’attuale regolamento italiano in vigore sia per le gare di DH che ENDURO (preso dal sito della FederCiclismo, 5.7.01,) recita: “In caso di utilizzo di protezioni “neck support” (collare) può non essere utilizzato il back protector (para schiena).”

paraschiena




Ora.
Non stiamo parlando di dita o braccia che se si rompono vengono ingessate, si rimane a riposo un po’ e poi si torna come nuovi… Stiamo parlando di vertebre e dopo che si rompono quelle, fine dei giochi. Caput. Game over. Basta bici. Basta tutto.
Le cadute fanno parte del gioco si sa… e se ne avessi paura probabilmente mi sarei messo a fare tornei di Scala 40 o di scacchi, ma a me piace questo sport, mi piace l’ambiente che gli ruota attorno, mi piacciono le persone che lo frequentano ed è per questo che voglio restare “intero” per continuare a praticarlo.
Questa cosa ha quasi dell’assurdo perché è come se in un regolamento di gare per auto ci fosse scritto: “Potete correre o con l’air bag o con la cintura di sicurezza, non obbligatoriamente con entrambi”.
Sarà che sono cresciuto con l’idea del “ti farai sempre male dove non sei protetto”, sarà che a me le protezioni non sono mai state “scomode”, sarà quello che volete, ma io credo che li monterei tutti e due.
Metafore a parte, un buon paraschiena costa circa 70 euro e, se ci pensate, non sono poi molto per un’assicurazione sulla vita…»
Simone Zanellato

L’esperienza di Simone, quindi, vuole essere un consiglio a non sottovalutare l’aspetto sicurezza anche se i regolamenti delle gare possono sembrare meno restrittivi su questo argomento.
E’ una questione di buon senso.

Condividi con
Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

Iscriviti alla nostra newsletter

... E rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie!
Logo MTBCult Dark
Newsletter Background Image MTBCult
arrow-leftarrow-right