Intervista a Simone Fabbri, il nuovo CT della nazionale Dh

Daniele Concordia
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Simone Fabbri è il nuovo commissario tecnico della nazionale azzurra downhill e andrà a sostituire Roberto Vernassa.
Il quarantaduenne di Forlimpopoli (FC) non è nuovo nel movimento della Mtb, ma finora ha sempre lavorato dietro le quinte, sia con i ragazzi della Dh, sia con quelli dell'Xc.
Lo abbiamo intervistato per saperne di più sul suo conto, scovando tra le sue emozioni e gli obiettivi che si è posto dopo la nomina della FCI.
Ecco cosa ci ha detto...

Simone Fabbri
Prima di essere un tecnico, Simone Fabbri è un biker praticante, che vanta di molti successi in ambito amatoriale nella Dh, nell'Xc. Recentemente si è cimentato anche nelle gare di e-Mtb.



- Ciao Simone, innanzitutto spiegaci chi sei, qual è il tuo impiego attuale e quali altre esperienze hai avuto nel mondo della Mtb.
- La mia passione per la Mtb inizia da mio padre, che aveva già un negozio di bici, attualmente gestisco io, ma mio padre mi dà ancora una mano. Sono anche un biker praticante, più orientato sul Gravity, ma uso molto anche la bici da Xc. Sono entrato nello staff della Nazionale per caso: qualche anno fa, dopo aver fatto un corso di Maestri Mtb mi hanno chiesto di operare come formatore, poi si è presentata la possibilità di dare una mano ad Hubert Pallhuber quando era CT del cross country. Dal 2012 al 2016 ho fatto il meccanico della Nazionale, poi Massimo Ghirotto mi ha chiamato per seguire il Team Bianchi. Dopo la chiusura del team sono stato fermo due anni e poi sono ripartito con la FCI, ma come tecnico Dh e non come meccanico.

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Fabbri era già presente nello staff azzurro di Pallhuber
Simone Fabbri
Poi è stato al fianco del Team Bianchi (è il secondo da destra)

- Come e quando ti è stata fatta la proposta di diventare CT della nazionale Dh?
- Da pochissimo, è una cosa fresca. Mi è arrivata una chiamata chiedendomi se ero disposto a farlo.

- Hai accettato subito o hai voluto pensarci?
- D'impulso ho accettato subito. E' una cosa in cui credo, ci tengo molto e mi stimola. Lavorare per la Nazionale non capita tutti i giorni, non ho potuto dire di no. Ovviamente, prima ho avuto il benestare dalla famiglia e dai miei collaboratori al negozio...

Simone Fabbri
Simone Fabbri (a sinistra) insieme all'ormai ex CT Roberto Vernassa (a destra). Foto @AlexLuise


- In che stato di salute è, attualmente, la nazionale italiana Dh?
- C'è un ottimo potenziale su cui poter lavorare. A parte i primi 8-10 atleti più forti, che riescono a portare al limite le bici attuali, gli altri sono tutti lì e noi ci siamo, con due uomini (Loris Revelli e Davide Palazzari) e due donne (Eleonora Farina e Veronika Widmann). Inoltre, sono molto positivo guardando i giovani, ci sono tanti esordienti e allievi che vanno forte ed hanno un ampio margine di crescita. Quest'anno sono andato a vedere qualche gara in Italia e sono rimasto stupito: non avevo mai visto tanti ragazzi al via, poi il livello si è alzato moltissimo.

- Qual è il motivo di questa crescita, secondo te?
-Credo sia anche merito dei bike park, sempre più presenti sul territorio nazionale e quindi più accessibili ai più giovani.

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Eleonora Farina è una delle specialiste della Dh più forti al mondo

- Cosa ci manca, rispetto alle nazionali più forti? E' un problema di atleti (poco talento, poco allenamento) oppure c'è qualche altra mancanza di base?
- Il problema principale riguarda il bacino di utenza ridotto, rispetto agli altri Paesi. Ai nostri ragazzi non manca niente. Ecco, magari in termini di preparazione atletica non c'è un background di un certo tipo, bisogna lavorarci, ma avendo pochi atleti è difficile anche confrontarsi e stimolarsi a vicenda.

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Loris Revelli è reduce da qualche infortunio, ma ha dimostrato di poter dire la sua anche in Coppa del Mondo


- Hai parlato del bacino di utenza: nell'enduro il numero di praticanti è molto più alto, hai mai pensato di far provare con la Dh qualche endurista forte? Come ha fatto quest'anno Marcello Pesenti.
- Certo che sì! Per ora non dico altro, ma ho già qualche idea in testa...

- Hai già un piano per risollevare questa specialità?
- Un piano c'è, ma attualmente non posso e non voglio sbilanciarmi, anche perché non so se potrò mettere in pratica tutto. Di sicuro, uno degli impegni sarà essere più presenti a livello nazionale e non solo negli eventi di spicco, per dare supporto ai team e agli atleti più giovani che non possono permettersi trasferte all'estero.
Nel periodo invernale, visto che girare in Dh è più difficile, mi piacerebbe fare qualche ritiro o giornata più improntate sull'allenamento fisico. Perché quando sei forte fisicamente vai bene ovunque e viene tutto più facile.

Simone Fabbri
Simone Fabbri insieme a Chiara Burato e Costanza Fasolis, due specialiste delle marathon

- Sai dirci già come sarà composto lo staff al seguito degli azzurri? Meccanici, massaggiatori, psicologo ecc...
- Non so ancora nulla. Ma di sicuro c'è la volontà di fare le cose per bene. Spero di avere la possibilità di muovermi nel migliore dei modi.

- Qual è il tuo obiettivo primario per la prima stagione da CT?
- E' tutto nuovo per me, quindi dovrò un attimo organizzarmi e poi stabilire degli obiettivi. In generale, voglio che i ragazzi siano più tranquilli e consapevoli delle proprie possibilità. Devono arrivare al cancelletto di partenza nelle migliori condizioni, correndo con grinta e dando sempre il massimo. Mi piacerebbe avere un gruppo affiatato e sorridente, tutto il resto viene dopo.

In bocca al lupo a Simone Fabbri e a tutta la nazionale Dh per le prossime avventure.
Forza ragazzi!

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Sull'autore
Daniele Concordia

Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.

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