Mtb, e-bike e montagna: come cambia il divertimento?

Simone Lanciotti
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La mountain bike e la montagna sono uno stile di vita, fatto di fatica, passi ponderati, obiettivi ambiziosi e grande tenacia.
Mario, uno dei tantissimi appassionati di Mtb, ne è convinto: la salita, cioè la montagna, va conquistata.
La storia di Mario e del suo amico Paolo (l'abbiamo raccontata qui) è una storia che riguarda tutti noi nel momento in cui ci troviamo al cospetto di quella novità che sta dividendo e accendendo gli entusiasmi come poche altre cose prima d’ora, la Mtb a pedalata assistita.
Mario e Paolo sono prima di tutto due grandi amici, appassionati di montagna e di Mtb con la stessa intensità, che hanno condiviso uscite, fatiche, avventure e divertimenti per anni.
Due amici veri i cui i tanti cambiamenti della vita stanno cambiando il loro modo di vivere la Mtb.
Prima di continuare la lettura, però, vi invitiamo a leggere la prima parte di questa storia, cioè quando Paolo si presenta per la prima volta con una e-bike all’uscita domenicale.
Poi, passiamo alla storia di oggi.
E’ sabato.
Mario, questa volta, a uno dei soliti punti di incontro dell’uscita del weekend, è da solo, per sua scelta.
Non sa bene perché, ma non si sente dispiaciuto di avere declinato il solito invito.
Da solo per scelta, anzi, per necessità, perché ha la sensazione di dovere rispondere a una domanda alla quale, adesso, non sa ancora dare un volto, né un nome, né un’identità.
C’è solo quella matassa di pensieri che deve essere sbrogliata pedalando, come solo lui sa fare e come solo un biker riesce a fare, quando è da solo dinanzi a qualcosa di grande.

La salita, eccola qui.
La sensazione della fatica che sta per cominciare: c’è anche questa.
Le gambe cariche di voglia di fare, di sentieri, di respiri allargati e di raggiungere quel posto, lassù, che ora sembra lontano, ma è separato solo dal timore della fatica.
Oggi vado da solo.
Questa salita mi ha insegnato tante cose.

Rispetto

Pazienza

Tenacia

Felicità

La salita è la montagna, la montagna è la pendenza che ti fa sentire piccolo e potente, la montagna è una lezione.
Cosa sto a fare qui oggi?
Se ci penso… non so darmi la risposta.
Dico che, in fondo, vado in bici perché c’è la montagna.
No, non è solo salita, la montagna è qualcosa di più, ben più di un maestoso rigonfiamento terrestre.
No, la montagna non è una lezione, ma semmai è piuttosto una maestra.
Sì.
E la bici è uno strumento per misurarti.
Passi sulla salita, passi sulla strada di tutti, ma ogni volta mi sembra solo mia.
Guardo le altre auto o gli altri ciclisti e mi girano le palle.
Capisco dove stanno andando, so cosa stanno cercando, ma dentro di me dico che non lo sanno.
E’ una roba per pochi.
Dubito che si mettano in bici a pensare a ‘ste robe qui.
La bici diventa uno strumento per farti misurare dalla montagna oppure per farti accettare, perdonare, per toglierti la veste di usurpatore della natura che, io, in quanto essere umano, mi porto dietro.
Per tutta una serie di motivi.
Per questa strada qui, ad esempio.
Per i cavi elettrici.
Per le case e i residence costruiti sopra.
Per tutto ciò che rende la montagna quello che intendono tutti.
Un posto per tutti.
Ma dietro a tutto questo c’è altro.
C’è altro che la strada facile, comoda e liscia ti nasconde.
Se vai veloce non lo puoi capire.
Ma più che altro, se non sei tu con le tue forze a misurarti con la montagna questa storia non la puoi nemmeno pensare.
E vallo a dire a chi in bici non ci va che il bello è proprio questo: stare qui sui pedali, gestire le forze, riuscire a guardare sempre un po’ più lontano man mano che sali, sentire l’aria che pizzica sempre di più sulle gambe e sul viso.
Tutto questo è la misura di quanto mi piace la mountain bike.
Capito?
Mountain bike, bici da montagna.
Tutto il resto sono chiacchiere.
Sono distrazioni.
Non sono un sadico e nemmeno mi piace il dolore fine a se stesso, ma cerco il mio divertimento.
O il nostro, quando pedalo in gruppo.
Con i soliti 3.
Giorgio, Alberto e Paolo.
Ecco, se penso a Paolo e quella bici a pedalata assistita mi sale la tristezza.
Io capisco Paolo e magari senza volerlo mi faccio vedere ostile.
Ma lo capisco, so che per lui la mountain bike è la stessa cosa che è per me.

Solo che mi dispiace.

Mi dispiace che abbia ceduto alle sue incombenze quotidiane e abbia smesso di provarci, a pedalare in bici durante la settimana.
Però se non può, non può.
Sono io il fortunato.
O il più tenace?
O il più scemo di tutti?
Non lo so, ma so che dietro a questa libertà c’è una rinuncia e c’è un sacrificio.
Niente è gratis.
Ma ne sono fiero.
E sono felice che a casa mia lo capiscano.
Ora sono lontano dal mio mondo e questo stato mentale o stato dell’anima è la mia soddisfazione settimanale.
Settimanale, dico.
Ma a cosa siamo arrivati?
A essere macchine da lavoro, dovere, obblighi, tasse e attriti.
Poche gioie, a parte la famiglia, la mia bici e qualche serata indovinata.
Poco, troppo poco.
Pochi respiri allargati.
Orizzonti che non si vedono.
Orari che ti corrono dietro.
La vita dov’è?
Guardo la mia ombra e quando la vedo fare su e giù con le gambe la immagino che rida.
Io sono felice così.
La montagna è la mia maestra e quando mi vede sudare sa che sono diverso, più simile a lei, che vive qui e rappresenta la bellezza, la durezza e la difficoltà della vita allo stesso tempo.
Allora, ecco, Mario, ecco a cosa serve tutto questo.
Serve a ritornare umani, a riprendersi quel posto nel mondo che qualcuno o qualcosa ci ha assegnato.
Io mi vedo qui, con la mia ombra che pedala, e che mi trasporta verso la conquista di me stesso, anzi, no, verso la conquista delle mie capacità.
La strada, l’asfalto sul quale sto tutto sommato comodamente pedalando ora è solo un momento di passaggio.
Magari, ahahahah, è un segno di debolezza… ?
Ma presto sarà tutto diverso, quando inizieranno le strade forestali, le rocce e i sentieri più esposti.
E se un giorno tutto questo cambiasse?
Mi viene da pensare a Paolo e a quella e-bike.
Cos’è quella cosa?
Come la vedrebbe la mia maestra?
Come ci si può misurare con lei stando sopra a una e-bike?
Se la fatica e la tenacia sono gli strumenti della conquista, quella cosa lì cos’é?
Come fai a dire che ti sei divertito pedalando su una e-bike?
E quando lo dice Paolo, uno che fino a poco fa era come me, mi spaventa, mi rammarica e mi rattrista, perché temo che un giorno potrei farlo anch’io.
Però, per come la so io, l’altezza della montagna è la forza che applichi sui pedali e se qualcuno ti aiuta a farlo dovresti capire che non sei di quell’altezza.
Che non meriti la montagna, né l’onore di starci sopra.
Sei un usurpatore bello e buono.
Eppure Paolo queste cose le sa.
Mi stupisce che lui non abbia alcun fastidio nel pensare queste cose.
Perché sono certo che le pensa.
O forse no?
Forse non le pensa?

E se davvero non le pensasse, beh, allora cosa pensa?

e-bike e montagna

Io l’ho sempre vista così, la cosa.
La bici è uno strumento di conquista.
Se la bici mi aiuta, cosa conquisto?
Possibile che Paolo abbia smesso di pensarlo?
Domenica scorsa era felice e sembrava essere tornato quello di un tempo, felice a fine uscita e non distrutto dalla fatica.
C’è qualcosa che non comprendo.
O forse qualcosa che non voglio comprendere.
Forse mi fa paura anche solo pensare che ci sia qualcosa di divertente in quel mezzo lì, ma tant’è.
Paolo è tornato a stare con noi.
Buon per lui, buon per noi.
Sono felice, pedalare con un amico è una gioia vera.
Se lui è felice, bene.
Dico solo che spero che sia così anche per tutti gli altri che usano le e-bike, cioè spero che si rendano conto che la montagna richiede rispetto, che la fatica è altra cosa, che arrivare lassù è un onore di per sé.
Solo questo dico, ma allo stesso tempo mi rendo conto che è un pensiero troppo mio.
Troppo difficile da far arrivare ad altri.
Diciamo che ognuno di noi ha un suo posto nel mondo e tutto, ma proprio tutto, dipende da dove pensiamo sia questo posto.
Se è qui in montagna, allora sono sereno.
Quello di Paolo è qui, ne sono certo, e anche se le cose stanno cambiando in un modo che a me non piace molto, l’importante è che ci si diverta ancora.
Lui sa come la penso e mi rispetta.
Anzi, mi viene da pensare che mi ammiri anche.
Ecco, forse questo vorrei da chi va in e-bike: essere rispettato e magari anche un po’ ammirato, perché io sono un ciclista che va in montagna, non una roba qualsiasi.
Se salgono con l’aiuto del motore è una scelta loro, fatti loro.
A me serve il rispetto.
Diamine, un po’ di rispetto: perché devono sbatterti in faccia che loro non fanno fatica?
Che ti sorpassano chiacchierando.
Bravi, son capace anch’io.
Anzi, la verità è che io, proprio no.
No, non ne sarei capace.
L’idea mi spaventa quasi.
Mi sembra un tradimento.
Io continuo sulla mia strada, sto bene così.
Non so bene cosa sia ‘sta e-bike, ma per ora va bene così.
Paolo, per adesso, mi ha fatto vedere un solo modo di usarla e quello mi è piaciuto.
E mi basta.
Mi conforta e mi fa stare bene capire che io sono fatto così: pedalo perché mi fa stare bene e la fatica mi aiuta a vederci chiaro.
Vallo a spiegare agli altri…

 

Mario, Paolo e gli altri due torneranno a pedalare insieme.
Paolo sembra sempre più deciso a comprare una e-bike e questo darà nuova verve ai 4 biker.
Ma il confronto ideologico fra i Mario e i Paolo, fra la Mtb tradizionale e la Mtb a pedalata assistita, non finisce qui.

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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