Nadir Colledani: «Dopo Albstadt punto ancora più in alto»

Veronica Micozzi
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Non capita spesso che un italiano vinca una gara di Coppa del Mondo XCO; domenica scorsa ad Albastdt, in Germania, è capitato: Nadir Colledani, del team Torpado Gabogas, è salito sul gradino più alto del podio tra gli Under23, battendo il tedesco Georg Egger e il canadese Peter Disera (qui l'articolo della gara.)
Friulano, classe 1995, Nadir è un giovane talento che ha al suo attivo già due titoli italiani di ciclocross (2015 e 2016) ed ha grande motivazione e obiettivi ambiziosi.
Scommettiamo che sentiremo presto parlare nuovamente di lui?

- Un italiano che vince una gara di Coppa del Mondo: che effetto fa essere ai vertici mondiali della tua categoria?
- Sicuramente è un grande stimolo, un punto di partenza per puntare finalmente in alto.

Nadir Colledani

- Ci racconti la tua gara di Albstadt?
- Beh, è stata una giornata perfetta, a parte qualche caduta di troppo. All'inizio, nonostante non fossi in prima fila, sono riuscito ad entrare nelle prime 2 posizioni nel giro di lancio, poi la prima caduta mi ha ritardato di qualche secondo sul canadese che in quel momento era primo.
Al secondo giro ho accelerato chiudendo il buco sul primo e poi quando mancavano 3 giri al termine ho aumentato l'andatura in salita perché sentivo che il ritmo imposto dal tedesco, arrivato secondo all'arrivo, non era abbastanza per fare la differenza sul gruppetto inseguitore.
Da lì è stata una gara solo con le mie sensazioni... Solo all'ultima curva ho realizzato di aver vinto!

Nadir Colledani

- Cambia qualcosa per te dopo questa vittoria?
- Psicologicamente molto: come persona ed atleta ho una gran voglia di migliorarmi ancora e dare il massimo in uno sport che amo!

Nadir Colledani

- Qual è la bici con cui gareggi?

- Le mie Torpado sono 2: la full Matador S usata nei percorsi molto duri, con radici e sassi, mentre la bici con cui ho vinto sabato è la mia super front (leggerissima 8,5 kg) Ribot S. Tutte e due sono montate con Sram Eagle a 12 rapporti.
Devo dire di aver un ottimo feeling con i materiali (ruote, componenti, ecc.) e le bici in gara mi danno molta sicurezza.

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Nadir Colledani

- Che obiettivi hai per il resto della stagione?
- Beh, in realtà molti! E tutti studiati molto bene insieme al mio preparatore Cucinotta e al mio ds Bettin.
A breve vorrei portare a casa la maglia U23 degli Internazionali d'Italia, dopo di che ci sono le prossime prove di Coppa del Mondo, ma sopratutto il Campionato italiano (sono 2 anni che mi sfugge per poco!), i Campionati Europei ed il gran finale con il Campionato del mondo!

Nadir Colledani

- Come ti sei avvicinato alla Mtb? Quando hai fatto la tua prima gara?

- Per caso, grazie ad un amico di famiglia (mio zio ormai), Walter Debernardo. A lui devo molto, perché è sopratutto grazie a lui che ho scoperto questo mondo. Prima praticavo calcio, ma sentivo che uno sport di squadra non faceva per me.
La mia prima gara è stata vicino a casa mia, a Spilimbergo: la feci vestito da calciatore, senza allenamento, né altro, e vinsi già contro ragazzi che praticavano da anni questo sport. Avevo 13 anni, esordiente al secondo anno.
Poi da lì prese inizio la mia "carriera" ciclistica...

Nadir Colledani

- Cosa diresti a un ragazzo che volesse provare con l’agonismo?
- Di prenderlo come un gioco, una passione, perché in bici senza passione è veramente dura andare avanti!
Direi di provare senza troppi pensieri, poi se si diventa forti, bene, altrimenti ci guadagni comunque in salute, superi molte paure, conosci l'Italia e il mondo e puoi arrivare a livelli fisici molto alti.

Nadir Colledani

- Da grande cosa vorrebbe fare Nadir Colledani?
- Ho molte passioni oltre alla bici, anche bizzarre... Però prima di tutto vorrei migliorarmi e continuare a pedalare finché fisico e mente me lo permettono. E magari riuscire a portare a casa qualcosa di veramente importante! Speriamo...?

In bocca al lupo, Nadir!

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Sull'autore
Veronica Micozzi

Mi piace leggere, scrivere, ascoltare. Mi piacciono le storie. Mi piace lo sport. Mi piacciono le novità. E riconosco la sana follia che anima i seguaci della bici. Credo di aver capito perché vi (ci) piace tanto la Mtb, al di là della tecnica, delle capacità, dell’agonismo: è per quella libertà, o illusione, di poter andare ovunque, di poter raggiungere qualsiasi vetta, di poter superare i propri limiti che solo le due ruote sanno regalarti…

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