TEST - Evil The Insurgent: "solo" 151 mm di travel ma vocazione gravity

Stefano Chiri
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Dopo aver sperimentato le sensazioni in sella alla The Following (qui il test), salendo sulla nuova Evil The Insurgent le aspettative sono subito molto alte. Stessa sospensione DeltaSystem (disegnata da Dave Weagle), stesso family feeling in termini di geometria e di design.
Insomma, una The Following con ruote da 27,5” ed escursione maggiore?
In realtà non proprio, perché le due bici hanno un carattere piuttosto diverso.
A descrivervi quello della The Insurgent sarà Stefano Chiri, un rider che sa il fatto suo in ambito enduro (ha chiuso 26º all’Italiano Enduro 2015) e Dh.

Ecco la Evil The Insurgent con un allestimento superbo e con la geometria Extra Low.

Ecco la Evil The Insurgent con un allestimento superbo e con la geometria Extra Low.

Con il test della Evil The Insurgent inauguriamo anche un nuovo modo di illustrarvi il comportamento della bici, spiegandovelo per ogni frangente e per ogni dettaglio della bici.
C’è ancora il voto finale, ma ora la sua provenienza è più chiara: è la media matematica dei voti assegnati dal tester alle 5 categorie seguenti.

Simone Lanciotti

Il tester della The Insurgent indossa baggy short Endura Mt 500, maglia Endura Humvee, casco Troy Lee Designs A1 e scarpe Specialized 2Fo Clipless.

Stefano Chiri, il tester della The Insurgent, indossa baggy short Endura Mt 500, maglia Endura Humvee, casco Troy Lee Designs A1 e scarpe Specialized 2Fo Clipless.

1 - GEOMETRIA
- Angolo di sterzo: La Insurgent permette di scegliere due geometrie: la Low da 65,6° e la Extra Low da 64,8° che esaltano la vocazione molto gravity di questa bici.

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- Angolo piantone: con 72,8° risulta essere, forse, il suo punto debole: in sella, specie in salita, si ha la percezione di pedalare molto arretrati. Si può rimediare in parte spostando la sella tutta in avanti.

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- Lunghezza tubo superiore: 619 mm risultano quasi essere un record in taglia M e, visto l’angolo del piantone, non poteva che essere così. Se avanzate la sella vi ritroverete con lunghezze più classiche.

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- Altezza manubrio da terra: 1040 mm da terra sono giusti per non avere troppo dislivello tra sella e manubrio. Sulla bici in test c’era solo uno spessore sotto all’attacco manubrio e la mia altezza di sella è di 70 cm. La geometria della The Insurgent permette di avere un ottimo bilanciamento dei pesi sull’anteriore.
- Lunghezza carro: Low 430 mm ed Extra Low 432 mm: sono in linea con le altre enduro race in commercio. Il carro corto aiuta a girare nello stretto ed Evil, qui, ha fatto centro.

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- Interasse: Lo sterzo è molto aperto ma grazie ad un angolo sella così arretrato in casa Evil sono riusciti ad ottenere un interasse molto più corto delle dirette concorrenti con Low da 1155 mm ed Extra Low da 1157 mm che la rende velocissima nello stretto.
- Assetto in sella: La mia statura è di 172 cm e l’altezza sella di 70cm. La geometria della The Insurgent permette un bilanciamento ottimale del peso sulla ruota anteriore e l’interasse compatto ne esaltano l’agilità.
Voto finale (da 1 a 10): 8,5

2 - COMPORTAMENTO IN SALITA
- Tuning scelto per l’ammortizzatore:
Il RockShox Monarch Plus Rc DebonAir con tuning in compressione L e ritorno M è al limite della perfezione, ben sostenuto anche in posizione soft (NB: parlo del comportamento in salita).

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- Efficienza sospensione posteriore nell’andatura regolare: Con una pedalata rotonda la sospensione resta ferma e non avrebbe neanche bisogno di essere frenata in compressione.
- Efficienza sospensione posteriore nell’andatura fuorisella: Al contrario se ci si alza sui pedali ci si ricorda di essere su un monocross, affonda tanto e bisogna ricorrere alla posizione più frenata dell’ammortizzatore.

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- Efficienza sospensione posteriore in salita offroad: Il sistema DeltaSystem studiato da Dave Weagle per Evil è molto sensibile e regala alla gomma posteriore tanto grip.
- Commenti sui componenti montati sulla bici: Le pedivelle da 175 mm urtano spesso con il terreno perché la bici è bassa (33,4 cm in ExtraLow e Sag al 30%) e magari delle 170 mm sarebbero più adatte.

C'è un Sag meter sul leveraggio di sinistra: una finestrella mostra il valore 30%

C'è un Sag meter sul leveraggio di sinistra: una finestrella mostra il valore 30%

- Altro e/o eventuali sensazioni: L’angolo del tubo piantone è davvero contenuto e porta il biker a una posizione poco naturale durante la pedalata. Si ha la sensazione di essere spostati molto verso la ruota posteriore e questo altera il feeling con la pedalata, almeno le prime volte.
Voto finale (da 1 a 10): 7,5

3 - COMPORTAMENTO IN DISCESA
- Tuning scelto per l’ammortizzatore:
Abituato ad avere velocità di ritorno molto alte ed essendo molto leggero (65 Kg e, quindi, bassa pressione nell’ammortizzatore) ho usato un ritorno al limite del tutto aperto; riguardo la compressione dovrebbe essere un po’ più sensibile alle basse velocità.

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- Curva di compressione della sospensione: Il DeltaSystem è molto ben sostenuto alle alte velocità di compressione ed estremamente progressivo nel fondocorsa.
- Impatti di piccola entità: Il sistema è molto sensibile ai piccoli impatti ma l’ammortizzatore per le basse velocità risulta secondo me molto sostenuto. La The Following, per fare un paragone in casa Evil, è molto più fluida nei piccoli impatti.

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- Impatti di grande entità: In generale, più vai forte e meglio è: la sospensione nei grandi impatti accompagna sempre il rider senza far sentire bruschi fondocorsa. E’ qui che emergono le virtù della sospensione della The Insurgent.

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- Rigidità torsionale del carro: Il carro è un pezzo unico molto rigido ma che non restituisce mai in modo brusco l’energia che gli si trasmette in curva o in un atterraggio mal riuscito.
- Agilità della bici: Agilissima, in entrambe le configurazioni (cioè Low ed Extra Low) entra ed esce dalle curve strette neanche fosse una 26”…

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- Efficienza sospensione posteriore in frenata: Per essere un monocross ha delle prestazioni impressionanti. E la sensibilità della sospensione fa il resto.
- Commenti sui componenti montati: Ruote IndustryNine Pillar Carbon spaventosamente rigide, reattive e precise (forse un limite su una bici già così rigida); Fox 36 Float RC2 da 160 mm: precisa e sensibile ad ogni piccolo urto con grande sostegno in frenata, in inserimento e nei finecorsa (d’altronde ce la siamo regolata per bene con tutti quei “click” a disposizione…). Pike e Lyrik attenzione!

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- Altro e/o eventuali sensazioni: La sospensione così sostenuta alle basse velocità rende la bici molto pedalabile e precisa in curva ma un poco “addormentata” quando c’è da fare un repentino cambio di carico, ad esempio per anticipare una contropendenza o fare un bunny hop.

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Un commento sui freni Hope Tech 3 E4: tanta potenza subito, ma nelle discese più lunghe, quando si cerca la potenza massima, anche strizzando la leva, il freno non mi ha dato la potenza che mi serviva.
Nota di merito per il reggisella Thomson Elite Dropper: nessun gioco laterale, regolazione della sella molto facile e precisa, super fluido.
Voto finale (da 1 a 10): 9,0

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4 - COMPORTAMENTO SUL PEDALATO
- Tuning scelto per l’ammortizzatore:
Sul misto ho sempre usato la posizione Soft dell’ammortizzatore: efficiente e con tanta trazione.
- Efficienza sospensione posteriore nei rilanci: Qui si sente che è un monocross: affonda molto, a meno che non mettiate l’ammortizzatore in Firm.

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- Agilità della bici: Ottima, anteriore piantato a terra, non si impenna neanche nelle curve più strette e ripide.

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- Commenti sui componenti montati sulla bici: Posso sembrare ripetitivo, ma le ruote Industry Nine Carbon fanno la differenza, precise e scattanti come poche altre. Le pedivelle da 175mm? Per fortuna che c’erano i Crank Boots di Race Face! Da considerare quelle da 170 mm che fra l’altro Evil adotta sul kit bici della The Insurgent.
Voto finale (da 1 a 10): 9,0

5 - DETTAGLI TECNICI TELAIO
- Regolazioni consentite sulla geometria:
Si può scegliere tra una geometria che definirei più enduro, quindi più agile e pedalabile (ovvero la Low) e una più gravity ed estremamente aperta per essere una full con soli 151 mm (cioè la Extra Low).
- Spazio fra gomma posteriore e carro: Non ho fatto uscite su terreni argillosi ma fango ne ho preso e anche con gomme Schwalbe Super Gravity da 2,35” (Hans Dampf davanti e Rock Razor dietro) non ci sono stati problemi per il passaggio della gomma.

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- Cura del passaggio cavi: Sono esterni con fissaggio a fascetta, ben posizionati, rimangono ben nascosti e in linea con la bici; la guaina cambio e il freno posteriore restano così facili da sostituire, mentre il reggisella telescopico ha il passaggio interno con una meravigliosa cannula che fa da guida in caso dobbiate sostituirlo.

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- Attacco portaborraccia: Peccato, non è previsto. Mentre sulla The Following sì.
- Attacco guidacatena: Fa parte del telaio ed è veramente ben fatto.

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- Compatibilità deragliatore: Non si può montare, solo monocorona.
- Protezioni sul telaio e sul carro: Ci sono e in particolar modo quella del fodero superiore lato catena è veramente ben posizionata.

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- Posizionamento dell’ammortizzatore: Stando in sella è abbastanza facile da raggiungere per agire sulle regolazioni, è ben nascosto dietro il tubo sella da detriti e sporco ed è facilmente smontabile.
- Peso telaio e bici: il peso del telaio non è stato dichiarato dal costruttore, mentre il peso della bici è di 12,98 Kg. Non è proprio poco, considerando poi che meno di così davvero non si può.
- Prezzo telaio: il prezzo del telaio è di 3399€, cioè leggermente inferiore a quello dei marchi di riferimento in campo enduro.
Voto finale (da 1 a 10): 9,0

VOTO COMPLESSIVO (da 1 a 10): 8,6

In conclusione…
La The Insurgent è una gran bici, ma i tratti comuni alla the Following, come avrete letto, non sono così tanti.
Sono effettivamente due bici diverse.
La The Insurgent richiede un certo manico nella guida per essere sfruttata a fondo, mentre la 29er ti mette a tuo agio da subito.
Le prestazioni sono comunque notevoli, così come l’appeal (grazie anche alla colorazione “cattura sguardi” di questo esemplare) e le finiture.
Questo test conferma che Evil si sta avvicinando sempre di più ai mostri sacri, al punto da farci pensare che fra qualche anno, se continuano così, il marchio Evil non sarà più da guardare con circospezione.

Per informazioni Evilbikes.com oppure Dsb-Bonandrini.com

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Sull'autore
Stefano Chiri

Mi piace la guida off-road, in sella alla bici e alla moto, ho una vocazione gravity-fun e per me lo stile in sella è tutto. Se non riesco ad essere velocissimo, cerco di essere stiloso... Su MtbCult mi occupo di Mtb da enduro e da trail riding

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