TEST - Ufo Plast Jackal: ginocchia e stinchi ok

Simone Lanciotti
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Avete presente quando alla fine di una discesa vi ritrovate gli stinchi graffiati o addirittura sanguinanti?
Mentre siete in sella non ci fate caso, ma se il sentiero è un po’ “selvaggio” capita di ritrovarsi le gambe segnate.
Molte protezioni si limitano a coprire solo le ginocchia e poco più, ma in alcuni casi può essere necessaria una protezione più estesa che però non crei intralcio quando si pedala.
Il mercato ha diverse proposte in tal senso e ce n’è anche una realizzata in Italia da Ufo Plast, ovvero la Jackal.
Come si vede da queste foto non è più soltanto una protezione per il ginocchio, ma anche per lo stinco e una volta indossata non lascia scoperta più alcuna parte della gamba, almeno frontalmente.

A destra, la parte interna della Jackal.

A destra, la parte interna della Jackal.

Come è fatta la Jackal?
Tutta la struttura esterna di questa protezione è realizzata in microfibra resistente alle abrasioni ed elastica per consentire una calzata comoda.
La protezione per il ginocchio è assicurata dal Stf, acronimo di SAS-TEC Foam, ovvero l’alternativa di Ufo al D3O utilizzato dalla concorrenza.
Questo materiale è morbido (una volta che ha raggiunto la temperatura del corpo) e facilmente deformabile in modo da aumentare il comfort.
La microfibra con cui è realizzata tutta la struttura delle Jackal è morbida al tatto e ispira subito comodità.

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Come si indossa la Jackal?
Prima di tutto non occorre togliere la scarpa per indossarla grazie ai tre velcri in dotazione.
Quello superiore è il più confortevole perché ha una striscia di gomma che permette alla Jackal di restare in posizione senza stringere troppo il velcro.
I due inferiori cingono il polpaccio, ma dato che le fibbie con il velcro sono elastiche, non impediscono alla muscolatura di fare il proprio compito.
La parte di velcro che aggancia la fibbia, però, potrebbe essere rifinita un po’ meglio perché tende a toccare la pelle, creando un po’ di fastidio.

La parte posteriore della Jackal.

La parte posteriore della Jackal.

Tante imbottiture
Oltre al ginocchio la Jackal protegge anche le parti laterali di questa importante articolazione, ovvero tutte quelle zone che sono potenzialmente esposte a urti, anche con il telaio durante la guida offroad.
Se si guarda la Jackal al rovescio, è facile notare i 4 piccoli pad laterali e quelli più grandi per ginocchio e stinco.

Il lato esterno della Jackal.

Il lato esterno della Jackal.

Una volta sul sentiero…
Bastano pochi minuti, quelli necessari al SAS-TEC per raggiungere la temperatura del corpo, e la Jackal sembra sparire. Il comfort è molto buono (fatta eccezione per qualche sbavatura sui due velcri inferiori) e si ha la sensazione di protezione ottimale, molto superiore rispetto alle semplici ginocchiere.
C’è però anche qualche lato meno positivo, soprattutto con la bella stagione: a tanta protezione corrisponde anche una ridotta ventilazione.
D’inverno è senza dubbio piacevole, ma d’estate se ci si deve pedalare a lungo, e magari anche in salita, è meglio toglierle.
E’ per questa ragione che si possono indossare e togliere senza sfilarsi le scarpe.

Il lato interno della Jackal.

Il lato interno della Jackal.

Considerandone le dimensioni (e quindi la protezione per ginocchio e stinco), poi, non pesano nemmeno tanto: 434 gr la coppia, ovvero un valore inferiore a molte ginocchiere della concorrenza che, però, non proteggono lo stinco.
Le Jackal hanno dimensioni che ne permettono il trasporto dentro qualunque zaino idrico con almeno 10-12 litri di capacità.

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In conclusione…
Considerando la qualità costruttiva (buona), il livello di protezione (ginocchio e stinco), il peso (434 gr la coppia), il comfort (buono durante la pedalata), la realizzazione Made in Italy e il prezzo al pubblico (80€), le Jackal sono una proposta assolutamente interessante.
Ovviamente, nel catalogo Ufo Plast si trovano anche modelli che si limitano al ginocchio, come le Spartan, e altre proposte ancora dedicate alla protezione del rider.
Non hanno colorazioni appariscenti, ma il logo di Ufo è ormai facilmente riconoscibile.
Se a fine discesa ve le ritrovate graffiate e con qualche spina infilata dentro, allora vuol dire che hanno fatto il loro dovere.

Per informazioni Ufoplast.com

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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