Chausson: troppe ricognizioni, questo non è enduro

Simone Lanciotti
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PUNTA ALA - Questa intervista avrebbe dovuto avere un epilogo diverso. Dopo aver parlato con Anne Caroline Chausson prima della gara, ci si aspettava di chiudere l'intervista dopo la gara, magari commentando un bel risultato della francese.
E invece la caduta nella speciale numero 2 ha cambiato tutto e ha costretto la francese, non solo a ritirarsi, ma anche ad andare in ospedale per la frattura di 3 costole e la perforazione di un polmone. Questo era un epilogo della prima tappa dell'Enduro World Series che nessuno si aspettava per la francese.
Visto il personaggio, non ci si poteva far sfuggire l'occasione di conoscere come una campionessa del calibro della Chausson si sia avvicinata all'Ews. Che cosa ha fatto questo inverno? Cosa si aspetta da questa prima gara?
Nel suo palmares figurano vittorie impressionanti, ma, per essere più precisi, è meglio dire che una carriera come la sua probabilmente è irripetibile: 16 volte campionessa del mondo (12 volte nella Dh, 2 nel 4Cross e 2 nel Dual Slalom) e vincitrice di un titolo olimpico nella Bmx a Pechino 2008. Le manca un titolo nell'enduro, quindi...

- Quante gare di enduro hai fatto?
- Non lo so, ormai sono cinque anni che sono in questa disciplina. Ne ho fatte tantissime in Francia, anche se lì il format è diverso. Ho corso in Italia a Finale Ligure lo scorso anno.

La francese al lavoro sulla sua Ibis Mojo Hd

La francese al lavoro sulla sua Ibis Mojo Hd

- Parliamo delle differenze fra il format italiano e quello francese. Quale preferisci?
- Ci sono aspetti positivi e negativi in entrambi. Quello che ho visto in Italia, in particolare a Punta Ala, è che i percorsi di gara sono stati annunciati troppo presto e questo ha dato modo a molti di provare, allenarsi e conoscere alla perfezione i tracciati, mentre in Francia invece succede il contrario, cioè i percorsi sono annunciati qualche giorno prima e questo avvantaggia i rider del posto.
Quindi, né in Italia, né in Francia hanno la soluzione alla cosa, ma di certo ricognizioni così massicce fanno somigliare l'enduro alla Dh. Il bello dell'enduro non è analizzare il percorso e conoscerlo in ogni dettaglio, ma saper improvvisare. Altrimenti, come dicevo, diventa Dh. E' giusto conoscere i tracciati, ma non alla perfezione.
Un altro aspetto da valutare secondo me sono le risalite. Si deve pedalare e non si dovrebbe utilizzare nessun altro modo per andare su è giù per i sentieri. Altrimenti l'enduro perde una parte del suo spirito.

- Ti sei preparata appositamente per l'Ews?
- No, ma in realtà sono abituata ad essere allenata. Ho 35 anni e ho corso nella Dh, nel Bmx e adesso nell'enduro. Non ho mai fatto Xc ad alto livello, ma so come tenermi in forma. Ho pedalato e visto che ormai sono una rider di una certa età mi sono detta che era meglio non spingere troppo in preparazione. Il mio obiettivo è il divertimento in sella e se quello che ho fatto durante l'inverno non fosse sufficiente per l'Ews, vedremo cosa fare per l'anno prossimo.

- Senti pressione per i risultati?
- No, ma forse quest'anno le cose cambiano, perché per la prima volta ci troviamo tutti sullo stesso percorso. In passato c'era chi aveva corso una volta una gara di enduro in Italia, chi un paio in Francia, ma nessuno sapeva esattamente quale fosse il livello degli altri concorrenti. L'Ews dà la possibilità di trovarci tutti fianco a fianco e c'è molta curiosità. Diciamo che da questo punto di vista c'è una certa pressione. Ci sono nuovi sponsor, ci sono maggiori investimenti, ma domenica mattina quando sarò in sella, sarò da sola e penserò solo a pedalare.

- Chi vincerà la prima edizione dell'Ews?
- Bella domanda: ne parlavo con un paio di amici, ma forse non c'è nulla di più difficile da prevedere. Ci sono una decina di rider molto forti, un po' di meno fra le donne, magari altri ne verranno fuori durante la stagione, quindi è molto difficile predire un nome.

In azione alla Maxiavalanche di Flims del 2009, da lei vinta.

In azione alla Maxiavalanche di Flims del 2009, da lei vinta.

- Qualche setup specifico per la tua bici?
- No, userò una Ibis con ruote da 26, senza particolari richieste tecniche.

- No Ripley?
- No, almeno non qui. Una gara di enduro così lunga non si addice secondo me ad una 29er. Magari ti fa risparmiare delle energie nei trasferimenti, ma nelle speciali, con un terreno così difficile, diventa meno vantaggiosa da guidare. In realtà non ho ancora avuto modo di pedalare a lungo con una 29er.

- Quindi parliamo di una Ibis Mojo Hd, non una Slr?
- Sì, una Hd assolutamente. La Slr è troppo leggera e questa è una gara di durata molto impegnativa. E' vero che ci sono molti tratti pedalati, ma le speciali sono davvero toste.
Ho notato molti rider con lo stesso problema: c'è una grande gamma di possibili scelte tecniche, 29, 27,5 o 26 pollici, e su un percorso come questo occorre prestare attenzione anche ai rapporti e alle gomme.
Io sono abituata a correre con ciò che mi dà sicurezza e con bici e componenti che conosco bene, perché quando non sei sicuro di ciò che stai usando perdi tempo ed energie preziose.

- Parliamo della tua bici: usi il monocorona, giusto?
- Sì, uno Sram XX1, quindi un 1x11 con corona da 32 denti.

- Userai questa corona per tutta la stagione?
- In realtà avrei voluto usare una corona da 34 (come di solito faccio), ma le salite qui sono dure e preferisco risparmiare un po' la gamba. Non so come facciano certi a usare un 36 su questo percorso… Per me è decisamente troppo.

Vittoria di consolazione a Punta Ala: la Chausson ha vinto il prologo. Nella foto con Alex Cure

Vittoria di consolazione a Punta Ala: la Chausson ha vinto il prologo. Nella foto con Alex Cure

- Quanto pesa la tua Ibis Mojo Hd?
- Qualcosa meno di 13 kg. Non è la più leggera, ma per me funziona alla perfezione.

La Chausson è stata dimessa dall'ospedale domenica ed è tornata in Francia. Adesso si punta alla prossima tappa dell'Ews che si terrà in Val d'Allos, Francia, il 29 e 30 giugno. Adesso i rider si conoscono un po' meglio e dalla seconda tappa le cose cambieranno molto.
Speriamo che la Chausson riesca a ritrovare nel frattempo una condizione adeguata. La sfida Ews è appena iniziata.

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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