Patagonia-Alaska in Mtb da sola: Michela Ton racconta

Veronica Micozzi
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L’articolo che state per leggere è un po’ diverso dal solito: non troverete specifiche tecniche di una nuova bici, né il report di una gara e neanche la presentazione di qualche accessorio testato dai nostri redattori.
Quella che stiamo per proporvi è una storia un po’ speciale, di un’impresa compiuta in Mtb, ma senza gps, senza contachilometri, senza sponsor.
La protagonista si chiama Michela Ton, è veneta, ed ha una passione sfrenata per la bicicletta. E con la sua bicicletta ha affrontato un viaggio dalla Patagonia all’Alaska. Da sola.
E poi quando è tornata ha raccontato la sua storia in un libro.
La storia ci ha incuriosito e abbiamo voluto leggere il libro e conoscere l’autrice.
Non per chiederle “Perché l’hai fatto’” che è la domanda scontata che tutti le hanno rivolto ma per capire come l’ha fatto.

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“Pedalando per viaggiare e conoscere non si rimane mai uguale”
Questa frase scritta da Michela Ton all’inizio del suo racconto di viaggio “Patagonia-Alaska solo andata” è la sintesi perfetta del libro.
Un libro che raccoglie il diario che Michela teneva durante il suo lungo giro di un anno attraverso il continente americano, un anno in cui Michela è vissuta sulla sua bicicletta e con lei ha percorso più di 20.000 km, attraverso nazioni, paesaggi, climi, popolazioni totalmente diversi.

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Dal libro emerge un’avventura soprattutto dell’anima, con pochi particolari sull’impresa sportiva o sul versante atletico. Si capisce che la protagonista ha intrapreso il viaggio per ragioni squisitamente personali (forse un evento che l’ha segnata, forse il feroce bisogno di cambiamento o di ritrovarsi…) senza dare nemmeno troppa importanza alla preparazione fisica.
Le abbiamo infatti chiesto come si fosse allenata prima di partire sapendo di dover affrontare tanti giorni in sella in condizioni imprevedibili e lei ha risposto con semplicità: « Non c'è allenamento migliore che partire... Nemmeno avevo provato a pedalare con il carretto pieno.»
E poi riguardo all’attrezzatura: «L'unica cosa che ho comprato è stato il carrettino da mettere dietro la bici. Sono partita addirittura con i copertoni da gara. Dovevo tenermi da parte più denaro possibile x le emergenze. Ho portato con me i pezzi di ricambio della bici perché avevo paura di non trovarli, poi come ho scritto nel libro quei quattro stracci che avevo…»

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Michela Ton è una tosta, diretta, abituata alla fatica ma con una grande sensibilità e dalle pagine che ha scritto vengono fuori soprattutto le emozioni, le sensazioni, i pensieri. Anche le descrizioni dei luoghi cedono spazio agli incontri con le persone e a quanto questi incontri hanno contribuito a costruire un affascinante “tour nell’umanità”.

A 44 anni Michela ne ha passati così tanti sulla bici che ormai formano “un corpo unico” come dice lei stessa. Ha un passato da racer e ha partecipato a diverse gare a tappe, tipo la Titan Desert, dove se non avesse avuto inconvenienti tecnici si sarebbe giocato il terzo posto, oppure la Salzkammergut.
«Faccio agonismo da quando avevo 11 anni con l'atletica leggera. L’ultima gara è stata la Race Across Italy ,836 km su strada (un campo a me non congeniale!) solo per mettermi in discussione, prendendomi così la qualifica RAAM.
Purtroppo trovo lavori stagionali, di conseguenza riesco a fare poche gare.
Ora sto iniziando la preparazione con Stefano Gamper x la Trans Am Race del 2016.»

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Il suo rapporto con la bici è quindi decisamente viscerale, basti pensare che quando è partita per la Patagonia ha portato la sua fedele Mtb, quella che lei definisce “la mia amica di tanti km e ore trascorse assieme (gare comprese)”. Nel libro spesso la bici sembra diventare quasi un essere vivente, che merita affetto e riconoscenza… Michela racconta che quando è tornata dall’Alaska, dopo una settimana che non pedalava, visto che la sua bici era rotta, è andata in cerca di chi poteva prestargliene una, era in crisi di astinenza da bici!

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Il libro di Michela si legge volentieri, è scorrevole e mai noioso, indulge poco nei dettagli quasi avesse fretta di portarti alla conclusione, così come Michela stessa tanto desiderava giungere alla fine del viaggio che si era imposto. Quello che colpisce di più è la continua sfida con se stessa, ogni giorno il traguardo spostato un po’ più in là, senza altro obiettivo che non fosse quello di andare.

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Tante persone sono citate, fra quelle conosciute nei vari Paesi attraversati, e da ciascuna Michela riesce a cogliere qualcosa da portare con sé.
Se le chiedi qual è l’incontro che le è rimasto più impresso lei risponde con semplicità disarmante: « Ogni incontro ha segnato il mio cuore.
Tutt'oggi quando penso a questo, il mio cuore si riempie di gioia e i miei occhi si riempiono di lacrime per le emozioni vissute....»

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La scrittura è semplice, spontanea, a volte si nota qualche imprecisione linguistica (per precisa scelta dell’editore, si è volute lasciare intatto il flusso di parole tipico del diario di viaggio) ma ogni parola ha il suo peso e il testo assume il ritmo della pedalata, a tratti veloce a tratti più rallentato o affannato.

L’esperienza vissuta, al di là del significato atletico o letterario, è sicuramente una di quelle che segnano uno spartiacque nella vita di una persona: non sappiamo quali sono i motivi che l’hanno spinta a fare questo viaggio né ci debbono interessare.
In ogni caso dopo un anno in sella, dall’estremo Sud all’estremo Nord, Michela alla domanda: «Lo rifaresti?» risponde senza esitazione: «Anche domani se potessi!

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Il libro di Michela Ton “Patagonia-Alaska solo andata” è pubblicato da Innuendo editore, € 10,00.

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Sull'autore
Veronica Micozzi

Mi piace leggere, scrivere, ascoltare. Mi piacciono le storie. Mi piace lo sport. Mi piacciono le novità. E riconosco la sana follia che anima i seguaci della bici. Credo di aver capito perché vi (ci) piace tanto la Mtb, al di là della tecnica, delle capacità, dell’agonismo: è per quella libertà, o illusione, di poter andare ovunque, di poter raggiungere qualsiasi vetta, di poter superare i propri limiti che solo le due ruote sanno regalarti…

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