E’ iniziato il lavoro da capo tecnico della nazionale Mtb da parte di Mirko Celestino, dopo l’ufficializzazione del prestigioso incarico, si è subito messo a lavoro.
Oggi si chiuderà il raduno svoltosi a Follonica (GR) e per l'occasione Antonio Ungaro dell’ufficio comunicazione FCI ha raccolto una breve intervista (qui l'articolo) per un primissimo bilancio di questa esperienza al fianco degli atleti azzurri impegnati sul fronte Xc e marathon.
SC
Mirko Celestino (Albenga, 19 marzo 1974) è stato professionista per 14 stagioni su strada e per altre 7 come biker. Campione d’Europa U23 all’esordio del titolo nel 1995 a Trutnov, ha vinto nella sua carriera nel 1999 due gare di Coppa del Mondo (Giro di Lombardia e Classica di Hamburgo), una Milano-Torino (2001), una Tre Valli Varesine (2001), un Trofeo Laigueglia collezionando anche un secondo posto nella Milano-Sanremo del 2003.
Ha iniziato la sua “seconda vita”, da biker, nel 2008 ed è stato subito amore.
Nel 2010 è secondo al Mondiale Marathon, nel 2011 è terzo ai Mondiali in Italia a Montebelluna.
Vince anche due titoli italiani Marathon (2009 e 2011) e nel 2011 vince una delle gare più dure, la SellaRondaHero a Selva di Valgardena.
Il suo motto: “Se hai fatto quello che dovevi fare, allora vai e vinci!”
Lo incontriamo al termine del raduno a Follonica per stilare un primissimo bilancio di questa esperienza e soprattutto conoscere il suo pensiero riguardo alla nuova avventura da Commissario Tecnico.
«Si tratta del coronamento della mia carriera; un importante traguardo raggiunto ma anche un punto di partenza… Le regole del ciclismo sono semplici e uguali per tutte le discipline: sacrificio e dedicare tempo alla bici.
Però ogni specialità ha i suoi segreti e le sue particolarità, per questo mi avvicino al cross country con umiltà e curiosità. Sono qui anche per imparare».
- Partiamo quindi dal raduno appena concluso: che impressioni hai tratto?
- Sono soddisfatto della risposta degli atleti. Ci tengo molto che si crei un gruppo coeso. L’ho chiarito fin dal primo incontro e ho avuto una risposta entusiasta, anche grazie ai biker di maggior esperienza presenti qui in Toscana, che si sono messi a disposizione dei più giovani dando l’esempio e dispensando consigli.
- A che punto è il cross county in Italia?
- A livello organizzativo, e faccio riferimento agli Internazionali d’Italia, siamo ad un livello di assoluto valore. I nostri ragazzi sono fortunati nel poter partecipare ad un calendario del genere. Per quanto riguarda il livello della concorrenza... datemi qualche mese per vedere i nostri avversari sul campo e poi vi saprò dire!
- Entusiasmo e voglia di fare, da dove cominciare?
- Ho grandi progetti in mente e cercherò di metterli in campo al più presto, prima però dovrò conoscere al meglio i corridori e motivarli.
Avrò un occhio di riguardo per il settore giovanile.
Abbiamo giovani molto promettenti, alcuni hanno già dimostrato il loro talento, altri lo dimostreranno, ne sono sicuro. Una delle idee che sto cercando di realizzare riguarda la partecipazione alla prima prova della UCI Junior Series, quella del 12 marzo a Milano, nella quale ho intenzione di utilizzare le wild card a disposizione per convocare gli atleti che non hanno ancora punteggio, in modo da dare la possibilità di fare un’esperienza internazionale al maggior numero di giovani.
Sono fiducioso riguardo il lavoro che ci aspetta, anche perché posso contare su uno staff di altissimo livello: in questi primi giorni da CT ho conosciuto dei grandi professionisti, entusiasti e competenti sia per quanto riguarda gli aspetti amministrativi che tecnici (meccanici e massaggiatori) che mi hanno supportato in modo impeccabile. Sono certo che insieme riusciremo a fare grandi cose.
- Sabato è previsto un primo incontro con le società del settore: parlerai o starai ad ascoltare?
- Un incontro che mi servirà prima di tutto per illustrare il mio pensiero riguardo l’attività. Poi ascolterò cosa pensano le Società. Il mio intento è scrivere un programma insieme, ovvero qualcosa che tenga conto delle loro osservazioni ed esigenze.
- L’obiettivo primario, a lungo termine, non può essere che Tokyo 2020. Guardando invece il 2017 ci sono prima gli Europei (a luglio in Turchia) e poi i Mondiali (a settembre in Australia). Come pensi di impostare il lavoro?
- Cercherò di essere presente in prima persona al maggior numero di gare, a cominciare dagli Internazionali d’Italia che, come ho detto prima, rappresentano un test importante.
Chi dimostrerà di essere all’altezza, non solo fisicamente ma anche mentalmente, sarà convocato.
Gli atleti mi dovranno dimostrare di avere carattere non solo quando si lotta per la vittoria ma sempre, anche solo per conquistare qualche posizione...
E’ naturale che all’inizio punterò sui biker che hanno maggiore esperienza internazionale e che hanno dimostrato di essere grandi campioni, come Marco Aurelio Fontana, i fratelli Braidot, Andrea Tiberi e, per quanto riguarda le donne, Eva Lechner.
Ci tengo a ricordare che in questo raduno di Follonica ho avuto modo di apprezzare il loro valore non solo tecnico, ma anche umano: sempre disponibili nei confronti dei giovani, sempre pieni di entusiasmo. Mi servono atleti così, in grado di fare gruppo.
- Hai dichiarato che riserverai un occhio di riguardo ai giovani. Cosa ti senti di consigliare loro?
- Il nostro movimento per fortuna può contare su diversi giovani di talento che in questa prima convocazione hanno risposto tutti positivamente. In base alla mia esperienza consiglio di non forzare troppo con il desiderio di bruciare le tappe.
Spesso i giovani arrivano ai ritiri carichi, desiderosi di tenere il passo dei campioni per dimostrare di non essere da meno. Così facendo però rischiano di bruciarsi subito… Bisogna invece allenarsi bene e tenere in considerazione il recupero.
- Prossimi raduni?
- Ne ho programmati due, uno dal 17 al 19 marzo, ad Alassio (SV), con gli Juniores. Il giorno successivo, sempre ad Alassio e fino al 26 marzo, toccherà al gruppo Marathon e a quegli atleti del cross country che non ho incontrato a Follonica.
- Il tuo motto è “se avete fatto tutto quello che dovevate fare, allora tornate vincitori”; cosa serve per essere un biker di successo?
- Nello sport a mio avviso vale sempre una regola: non lasciare nulla al caso, ma programmare e dedicarsi completamente a quella che resta una grande passione.
Qui altre notizie e consigli da parte di Mirko Celestino.
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Redazione MtbCult
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