Riccardo Chiarini: ecco la sua versione dei fatti

Giuseppe Scordo
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Un fulmine a ciel sereno. Riccardo Chiarini è arrabbiato e sconsolato. Non riesce a spiegarsi la positività all’eritropoietina, notificatagli dalla Wada a seguito del controllo antidoping Adams (il protocollo del Passaporto Biologico) effettuato lo scorso 7 maggio a domicilio e che per il momento gli è costata la sospensione dal Torpado Factory Team.

Chiarini 2

Gli agenti Wada
«Ho la coscienza pulita – spiega al telefono Riccardo Chiarini – Il 7 maggio sono arrivati due ragazzi per il protocollo Adams che già conoscevo perché mi avevano già fatto un paio di controlli. Solo che da dicembre 2013, cioè da quando ho smesso di essere un professionista su strada, non sono più tenuto ad avere il Passaporto Biologico, tant’è che ho pure ricevuto la mail in cui mi è stata comunicata ufficialmente la mia esclusione dal protocollo».

«I ragazzi – continua Chiarini – erano già al corrente che dalla fine dell’anno scorso non avevo più modificato i dati sulla reperibilità, come sapevano che non ero tenuto a sottopormi a quel controllo. Ma per evitare ogni tipo di disguido, in buona fede e in totale tranquillità, ho accettato di sottopormi al controllo sangue-urine».

I valori online
Chiarini poteva dunque rifiutare di farsi esaminare. Non fa più parte dell’Adams, anche se gli agenti gli hanno spiegato che il suo profilo utente nei database non è rimosso. Lo storico resta. E proprio per questo motivo, Chiarini qualche giorno dopo verifica online i risultati dell’ultimo test. «Tutto in regola – dice – I valori sanguigni esaminati a Roma erano nella norma. Nessun’anomalia, come non ce ne sono mai state in passato».

Epo nelle urine
Sul database del Passaporto Biologico non ci sono però i risultati del test sulle urine. E’ quello a risultare positivo. E Wada torna a farsi sentire via mail.
«Non ci volevo credere. Il campione esaminato a Colonia ha riscontrato tracce di epo. Credo sia frutto di un grosso errore».

La sospensione del team
Il 30enne di Faenza ha prontamente avvertito la squadra, il Torpado Factory Team.
«Ho detto loro che mi dispiace tantissimo per quel che è accaduto. Anche perché in un periodo in cui in molti mi hanno voltato alle spalle, Torpado mi ha dato una bella opportunità nella Mtb. Capisco anche il loro comunicato. Una mossa giusta, in attesa delle controanalisi e nel pieno del tam tam mediatico».

La voglia di giustizia
«Non voglio dare giustificazioni – conclude – Ma potevo anche non farli entrare. Non sarei incappato in ammende o squalifiche. So già che l’etichetta del dopato me l’hanno appiccicata addosso in poche ore. Succede spesso nel nostro ambiente. Spero solo di dimostrare la mia innocenza ma non m’importa tanto di quelli che hanno già emesso il loro verdetto, anche perché se le controanalisi dovessero darmi ragione direbbero che l’ho fatta franca. Mi tengo quei pochi amici che mi sono vicini in questi momenti e che mi crederanno a prescindere da come andranno le cose».

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