Qual è il sentiero perfetto per voi?
Quello con molti salti?
Quello pedalato duro da impazzire dove la sfida è non mettere il piede a terra?
Quello flow, veloce e divertente che non vi fa pensare a nulla?
Quello più naturale, scassato al punto giusto, che non diventa mai noioso?
O quello estremo, che fa salire il cuore in gola e vi costringe a migliorarvi sempre?
Di certo la risposta sarà diversa per ognuno di noi, se ragioniamo su come dovrebbe essere fatto il sentiero capace di soddisfare tutti i nostri desideri.
Ciascuno ha le sue preferenze, e la varietà di sentieri per ruote grasse esistenti ne è la prova.
Il sentiero perfetto è il perfetto compagno di giochi
Ma oltre ad avere le sue specifiche caratteristiche, ogni sentiero, se ci pensate, è anche capace di trasmetterci certe peculiari sensazioni.
Vista in questo modo, forse non saprei descrivervi com’è fatto un sentiero perfetto, ma posso raccontarvi come dovrebbe farci sentire.
Per me il sentiero perfetto somiglia a un perfetto compagno di giochi.
Come se ti capisse, il sentiero perfetto è il sentiero che ti asseconda e si adatta a quello che hai voglia di fare.
Perché ci sono giorni in cui siamo stanchi e abbiamo bisogno di rilassarci e di divertirci.
Altri in cui siamo carichi e concentrati e vogliamo dare fondo a tutte le nostre energie.
Direte che non esiste un sentiero che si adatta a noi, che vada bene per tutte le stagioni e per tutte le condizioni, e certo è così.
Come tutte le cose perfette, il sentiero perfetto non esiste per definizione.
Il sentiero perfetto è un’idea, anzi un ideale.
Un pensiero stupendo, un concetto da tenere presente.
Perché tutti vorremo trovarlo, sarebbe fantastico, no?
E allora quando si costruiscono dei sentieri è a lui che si deve guardare.
Il trail builder "psicologo"
Sono finita a pensare a tutto questo di recente in un paio situazioni completamente diverse che mi hanno però portato alle medesime conclusioni.
In entrambi i casi è successo al termine di un’uscita che mi aveva lasciato con una sensazione di grande soddisfazione e direi quasi di perfetta gioia.
Riflettendo su quali fossero stati gli ingredienti capaci di restituirmi quel sentimento di appagamento devo senz’altro mettere in conto il paesaggio attorno a me, in entrambi i casi superlativo, e la compagnia, capace di farmi sentire a mio agio e di stimolarmi al punto giusto.
La vera differenza, però, l’hanno fatta i sentieri.
Perché sembravano “ragionati”, costruiti con un intento, pensati con un progetto, realizzati proprio con lo scopo di restituire quelle sensazioni che mi ritrovavo a sperimentare.
Una delle due esperienze a cui faccio riferimento è stata un’uscita recente nel finalese, terra di grande fermento e consapevolezza sull’argomento dello sviluppo dei sentieri.
Durante il giro caso vuole che mi sia ritrovata a scambiare alcune battute proprio al riguardo con un Enrico Guala, che era parte del gruppetto di local con cui ho trascorso la giornata.
Esiste una psicologia del sentiero, e chi ci lavora deve esserne consapevole. Bisogna avere in mente chi girerà sui sentieri e pensare alle sensazioni che proverà - mi ha detto Enrico - E’ l’idea che cerchiamo di far passare qui a Finale Ligure.
- Enrico, mi stai dicendo che il trail builder che si fa il mazzo con piccone e motosega sui sentieri è anche un po’ psicologo? - ho replicato ridendo.
- Perchè no? Del resto non siamo tutti d’accordo che un’uscita come questa è meglio di una seduta dallo psicologo? - è stata la sua replica.
Come dargli torto?
Come vogliamo sentirci su un sentiero
Chi gira su un sentiero vuole sentirsi come mi sono sentita io alla fine di quella giornata.
Vuole mettersi in gioco e migliorarsi con gradualità senza avere la sensazione di doversi spingere troppo oltre.
Vuole un po’ di sfida e un po’ di gioco, passaggi più tecnici alternati a sezioni di puro divertimento.
Vuole la bellezza attorno, e che sia visibile.
Vuole poter mollare i freni, quale che sia il suo livello.
E spingere sui pedali se ne ha voglia.
Ed è vero che un sentiero che ti asseconda in tutto questo è un sentiero da cui ci si sente “compresi”, per assurdo che possa suonare.
Ci sono luoghi dove è chiaro che chi ha lavorato sui sentieri lo ha fatto con scopo e intento.
Il fatto di costruire sentieri sempre più godibili e capaci di far divertire ed emozionare allo stesso modo il principiante come il biker più esperto a Finale mi è sembrato evidente nel giro di quel giorno, che ci ha visti impegnati per diverse ore tra risalite sui nuovi sentieri disegnati espressamente per e-bike e alcune delle discese più iconiche dell’area del Melogno.
Location e compagnia giusta, ma il sentiero fa la differenza
Eppure il posto non è tutto. Mi era capitato infatti di provare le stesse sensazioni e di pensare gli stessi pensieri in un luogo letteralmente dall’altra parte del mondo.
Parlo di un’uscita di pochi mesi fa in Oregon sui sentieri di Mount Hood, dove Stefano, caro amico e fondatore del marchio Biciclista trasferito a Portland da alcuni anni, ha accompagnato me e mio marito durante il nostro recente viaggio di nozze.
Sul Whoopdee Trail si scende per oltre venti chilometri senza toccare i freni dal Timberline Lodge - l’hotel dove Kubrick ha ambientato il film Shining - giù giù fino a costeggiare il fiume Columbia.
Le caratteristiche di questo single track, fatto di continui rilanci e parabole con un terreno piuttosto regolare che sfrutta il dislivello al punto da far sembrare infinito questo percorso già incredibilmente lungo, lo rendono di certo estremamente diverso da quelli del finalese.
Allo stesso modo il paesaggio che si attraversa, dall’alta montagna al bosco di conifere alle rocce desertiche fino al sottobosco di arbusti senza soluzione di continuità, non ha nulla a che vedere con l’entroterra ligure.
Eppure nella mia testa l’associazione è stata immediata, perché molto simili sono state le sensazioni che ho provato su questi sentieri.
Come se avessi trovato appunto in quei momenti il compagno di giochi perfetto.
Il sentiero perfetto è l'ideale del perfetto trail builder
Di certo un bravo trail builder è qualcuno che quando lavora su un sentiero è capace di andare oltre la propria visione di biker per mettersi davvero al servizio di chi su quello stesso sentiero sceglierà di passare il suo tempo più prezioso, di portare i suoi amici più cari o la sua famiglia, e di affidarsi.
E’ un lavoro prezioso e difficile, ma più di questo, che già sapevamo, è un lavoro che viene bene solo se lo si fa con il cuore.
Non posso fare a meno di pensare che dietro questi veri e propri parchi giochi per bikers ci sono trail builder eccezionali, che oltre alle competenze tecniche e alla conoscenza del territorio su cui intervengono, al di là dei confini geografici, lavorano con un ideale in mente: realizzare il sentiero perfetto.
A tutti i trail builder là fuori, grazie.
Qui trovate i nostri articoli sul trail building.
Condividi con
Tags
Sull'autore
Silvia Marcozzi
Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.