Ho provato le pedivelle da 165 mm. E ho capito che...

Daniele Concordia
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Pedivelle da 165 mm al posto delle 170 mm che uso di solito: cosa cambia?
Dove vanno meglio e dove vanno peggio?

pedivelle da 165 mm

Sulla mia Mtb personale, da circa 10 anni utilizzo con soddisfazione le pedivelle da 170 mm, ma dopo aver ascoltato i pareri di diversi biomeccanici e realizzato un video-articolo sull'argomento (guardate QUI), ho deciso di provare la leva ancora più corta.
Dopo la prima uscita ho già alcune risposte, che ho riassunto in questa diretta Facebook:

Ora analizziamo meglio i punti più importanti...

Utilizzando una pedivella di 5 mm più corta, ovviamente ho alzato la sella della stessa misura.
A primo impatto, ho avvertito meno la differenza rispetto alle pedivelle da 175 mm che sono costretto ad utilizzare quasi sempre sulle bici test: questo significa che in generale tollero meglio una leva più corta, piuttosto che una più lunga. E questo dipende da tanti fattori che abbiamo già approfondito diverse volte.
Parlando delle varie fasi di riding, già dalla prima uscita ho capito che le pedivelle da 165 mm possono essere vantaggiose in alcune situazioni e svantaggiose in altre. Ovviamente, quando parlo di 165 mm mi riferisco al mio caso personale, ma il paragone può essere fatto anche da chi usa di solito le 175 mm e vuole passare alle 170 mm...

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Sulle bici moderne (con scatola movimento molto bassa) le leve corte sarebbero la soluzione ideale, anche perché aumenterebbe la luce tra pedivella e terreno. Ad esempio, con la Specialized Epic 2021, che monta di serie in taglia M delle pedivelle da 175 mm, mi è capitato più volte di sbattere sulle rocce e sulle radici in salita.

Cosa mi è piaciuto
- La pedalata è più brillante, è più facile rilanciare l'azione pedalando di passo, da seduti, ma mantenendo una certa agilità.
- Invitano a "buttare giù un rapporto" e quindi a fare più metri, con più facilità e senza troppo stress per le articolazioni.
- E' meno necessario "richiamare la caviglia" nella fase di ritorno dal punto morto inferiore a quello superiore. Questo è sinonimo di pedalata efficiente e meno dispersione di forza.
- Nei tratti tecnici in salita si ha più luce tra pedivella e terreno, quindi si superano con più facilità ostacoli, rocce o radici di grosse dimensioni: un dettaglio importante sulle Mtb moderne che hanno una scatola movimento sempre più bassa.
- Avendo meno "picchi di watt", nelle salite sconnesse e con terreno scivoloso si mantiene un ritmo più regolare e quindi una trazione maggiore.
- In generale, la pedalata è più "economica".

pedivelle da 165 mm

Cosa non mi è piaciuto
- Nei rilanci sui pedali, negli strappi corti e ripidi con fondo scorrevole, la pedalata è meno redditizia, meno "piena". Di conseguenza si fa fatica a sprigionare a terra tutti i watt delle gambe.
- Nei single track con saliscendi è più difficile rilanciare l'azione in velocità, bisogna indurire il rapporto e ritrovare il giusto colpo di pedale.
- In discesa, con pedivelle parallele al terreno, inevitabilmente si ha una superficie d'appoggio minore (1 cm in totale) e quindi meno equilibrio, a primo impatto. Ma in questo caso potrebbe trattarsi anche di abitudine, perché pensandoci bene nella Dh usano da sempre pedivelle corte... A mio avviso, le pedivelle da 165 mm richiedono un abbassamento ancora più accentuato dei talloni verso il terreno, per compensare la leva più corta ed abbassare anche il baricentro.

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Quindi, quali scelgo?
Dopo la prima uscita, ho capito che le pedivelle da 165 mm sarebbero state ideali in ottica lunghe distanze con dislivelli elevati. E' proprio in questo settore, che secondo me la leva più corta offre i vantaggi maggiori, mentre potrebbe non essere il "top" nelle gare brevi tipo Xc o Granfondo nervose. Ecco perché, per il momento resto sulle 170 mm: difficilmente affronto gare o allenamenti molto lunghi, di solito preferisco sforzi brevi, tecnica e gare nervose, quindi al momento non cambio.
Poi in futuro chissà...

A chi consiglio una leva più corta?
- A chi ama pedalare agile e di passo.
- A chi ha difficoltà nel far girare le gambe con i rapporti lunghi.
- Agli specialisti delle marathon con dislivelli importanti, che cercano un gesto redditizio ma anche economico.
- A chi ha problemi di articolazioni/schiena: quando le gambe "non arrivano" si scarica sulla colonna e sui muscoli del bacino. La leva più corta, alla lunga è meno stressante anche per questo.
- A chi predilige i percorsi molto tecnici ed ha una Mtb con scatola movimento molto bassa.
- In generale, sui telai di taglia XS, S e M non andrei oltre i 170 mm di lunghezza.

Concludo con una considerazione: diversi studi dimostrano che, parlando di potenza erogata, la differenza tra le varie leve non è poi così elevata, quindi in termini di prestazioni vere e proprie, è possibile non osservare dei cambiamenti sconvolgenti.
Al variare della leva, però, cambiano le sensazioni, le dinamiche della pedalata e anche l'assetto in sella nella sua totalità. Dei fattori che, col passare dei chilometri potrebbero essere più importanti dei "numeri" o di tanti altri dati scientifici.

E sulla bici da strada? Come si scelgono le pedivelle? Guardate qui:

Qui tutti gli articoli sull'assetto in sella.

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Sull'autore
Daniele Concordia

Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.

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