Granfondo più umane, marathon per pochi. E le gare gravel?

Daniele Concordia
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I percorsi delle granfondo italiane sono più corti e meno impegnativi.
Ci avete fatto caso?
Analizzando il calendario gare della stagione in corso ci siamo accorti che la maggior parte degli organizzatori delle granfondo stanno proponendo dei tracciati diversi, più brevi e con meno dislivello.
Si sta facendo un passo indietro di qualche anno, quando le granfondo erano delle gare alla portata di tutti e le marathon erano per quei “pochi eletti” che avevano la possibilità di allenarsi in modo specifico o una determinata predisposizione fisica e mentale verso le lunghe distanze.

In questo articolo vogliamo fare una panoramica della situazione, per capire quale direzione sta prendendo il mondo delle granfondo e delle marathon in Italia, ma anche per farci un'idea di cosa potrebbe succedere nei prossimi anni.

LA STORIA INSEGNA

In base ai vari regolamenti, una granfondo (o Point to Point) di Mtb deve avere una lunghezza compresa tra i 25 e i 60 km ed un dislivello non eccessivamente elevato: non ci sono regole in tal senso, ma in media si va dai 1000 ai 1700 metri di dislivello, per dare la possibilità anche a chi è meno allenato di chiudere la gara entro le 3 ore o poco più. Oltre i 60 km di gara si parla di marathon.
Fino allo scorso anno, però, diversi organizzatori hanno proposto dei tracciati granfondo troppo lunghi e troppo duri, in pratica erano delle marathon mascherate da granfondo.
Ma per quale motivo?
C'è stato un periodo in cui si andava alla ricerca dell'impresa, sembrava quasi obbligatorio portare al limite il proprio corpo e la propria mente, per dire “ce l'ho fatta”.



Questa situazione ha avvantaggiato chi ha tante ore per allenarsi e/o un motore particolarmente adatto alle discipline di endurance, mentre ha penalizzato chi durante la settimana si può allenare poco e magari solo sui rulli.
Uno dei motivi che hanno portato ad un calo dei partecipanti alle granfondo e alle marathon è legato ai percorsi troppo impegnativi per l'amatore medio, che in fin dei conti è colui che anima e finanzia l'evento...
In passato, anche gare storiche come la Rampilonga erano lunghe 40 km o poco più, per concluderle senza “finirsi” non era necessario fare 20 ore di allenamento alla settimana. Nonostante ciò il divertimento era assicurato e nei mesi successivi restava in mente un bel ricordo dell'evento.

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Il percorso della Rampilonga, per tanti anni è stato lo stesso: con un bel dislivello, ma non lunghissimo e alla portata di tutti

Dal 2005 in poi c'è stata un'inversione di rotta verso le marathon, la Rampilonga stessa diventò Val di Fassa Bike, con un percorso più lungo, ma soprattutto molto più duro e tecnico, che ha avvicinato gli agonisti più in forma, ma ha allontanato la massa.
Non è un caso che i numeri sono calati col passare degli anni ed oggi quella gara non esiste più...
Questo della Rampilonga è solo un esempio, ma di situazioni simili in Italia ce ne sono parecchie. Okay, la “colpa” non è solo dei percorsi, ma queste scelte tecniche potrebbero aver contribuito alla debacle di diverse manifestazioni.

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Nel 2005, la Rampilonga è diventata Val di Fassa Bike, ma lo scollinamento sulla prima salita in località Le Cune è rimasto invariato. In questa foto, Marzio Deho in azione durante l'edizione 2006. Foto di Treviso Mtb.

VERSO UN CAMBIO DI ROTTA

Da quest'anno sembra cambiato qualcosa e i percorsi delle granfondo sono più umani, come quelli che hanno fatto avvicinare molti appassionati alla Mtb qualche decennio fa.
Basta dare uno sguardo ai circuiti regionali, che propongono dei tracciati di 40/45 km con dislivelli di 1200/1400 metri, un ottimo compromesso che fa divertire sia l'agonista, sia il principiante.

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La Nove Fossi di Cingoli (Macerata) ha mantenuto la sua identità nel tempo. Il tracciato non è lunghissimo (48 km) e nonostante sia abbastanza duro (1700 mdsl) è abbastanza veloce e quindi alla portata di tutti. Foto di Davide Salvatori - Bike Advisor

Basta girare sui campi gara per accorgersi che in molti hanno ritrovato l'entusiasmo di gareggiare proprio grazie ai percorsi più accessibili, che ti fanno tornare a casa con il sorriso e con qualche energia residua in corpo, fattore fondamentale per non andare a lavoro demolito il lunedì mattina...
Questo cambio di rotta sta contribuendo alla ripresa del settore granfondo, che in Italia è quello che coinvolge il numero maggiore di appassionati che partecipano alle gare di Mtb.

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Un'altra granfondo storica che non ha cambiato la sua identità nel tempo è la Sinalunga Bike: 54 km con 1500 mdsl che sono selettivi ma non estremi. Anche per questo motivo gli iscritti sono sempre numerosi. Foto di Davide Salvatori - Bike Advisor

MARATHON VS GRAVEL

Le marathon esistono ancora, sia chiaro, ma sono ben selezionate e posizionate nel periodo centrale della stagione, come è giusto che sia.
Gli eventi clou come Hero, DBS, Alta Valtellina e tutte le altre marathon di caratura nazionale o internazionale restano un riferimento per gli appassionati delle lunghe distanze, ma si distinguono nettamente dalle granfondo per la loro lunghezza e per il dislivello.

E c'è un'altra situazione della quale vorremmo parlare, che in parte va a toccare anche il settore gravel.
Le gare gravel sono nate da poco, ma piacciono parecchio proprio perché vengono svolte con bici semplici e su percorsi non troppo impegnativi. Magari lunghi e duri, ma tecnicamente alla portata di tutti, un po' come accadeva una volta nelle gare di Mtb.
Una fetta di biker si è spostata dalle granfondo alle gare gravel proprio per questo motivo, ma anche perché l'atmosfera che si vive in un evento gravel è diversa, più rilassata e più simile a quella che si viveva nelle prime marathon di Mtb, che erano delle vere e proprie “avventure”.
O meglio, per chi corre davanti è gara vera, ma chi ha lo spirito meno racing può vivere gli eventi gravel con meno stress e senza guardare troppo il cronometro.

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Mattia De Marchi è diventato uno specialista delle gare gravel. Foto di The Traka

Non sappiamo se prima o poi le gare gravel sostituiranno le marathon, ma attualmente il confine tra le due specialità è molto sottile e tanti bikers sono attratti da questo nuovo mondo, sul quale anche le aziende di bici e accessori stanno spingendo prepotentemente...

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Le gare gravel sono particolari, perché amatori, elite senza contratto e professionisti possono correre insieme. In questa immagine Tiago Ferreira (ex iridato marathon) davanti a Daniel Oss (ex prof su strada) e il motociclista Aleix Espargaró. Foto di The Traka

E LA TECNICA?

Il livello tecnico delle granfondo e marathon italiane è molto eterogeneo, ma tendenzialmente basso.
Di solito, nelle granfondo si tende a non estremizzare la tecnica in discesa, proprio per dare la possibilità a tutti di affrontare il percorso senza troppi rischi. In alcune marathon si osa un po' di più.
Qui però occorre fare un ragionamento: la Mtb deve restare Mtb e la tecnica fa parte del gioco, a patto che i tratti tecnici non siano pericolosi.
Purtroppo è dura far capire al biker italiano che non basta la bici da 10000€ per guidare meglio, serve dedizione, umiltà e una certa predisposizione mentale verso l'apprendimento.

Ne abbiamo parlato anche in questo articolo:

Ci mettiamo nei panni degli organizzatori, che spesso sono costretti ed escludere dai tracciati dei sentieri molto interessanti, proprio per evitare lamentele e non avere problemi.
Ma dall'altra parte guardiamo i colleghi francesi o svizzeri (giusto per fare due esempi), che anche con bici da 1000€ affrontano tratti super tecnici senza fare un fiato, anzi, con entusiasmo!
Avete mai fatto la Roc d'Azur?
Ecco, vi consigliamo di dare uno sguardo ai percorsi di Frejus e al livello tecnico delle bici utilizzate dai master transalpini...
Qui sotto, un video della discesa del Fournel, affrontata su quasi tutti i tracciati della Roc:

Insomma, sarebbe bello avere delle granfondo più tecniche, magari non durissime ma in grado di mettere alla prova anche l'abilità di guida e non solo la condizione atletica. E purtroppo, ad oggi in Italia si contano sulle dita di una mano...

IL NOSTRO PUNTO DI VISTA

A nostro avviso è giustissimo differenziare nettamente i percorsi delle granfondo da quelli delle marathon. E anche all'interno dello stesso evento è importante proporre dei percorsi più accessibili da parte di chi non ha la preparazione per affrontare un dislivello elevato.
In fin dei conti, la gara la fa l'atleta e non il percorso, anche senza tracciati massacranti è possibile fare la selezione e divertirsi. Anzi, quando il dislivello è inferiore subentra la tattica di gara e tutto diventa più emozionante. Quando invece la gara diventa troppo dura e lunga, per molti è un impresa anche portarla a termine e la sofferenza prevale sul divertimento.

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Foto di Davide Salvatori - Bike Advisor

Le marathon “vere” non sono per tutti ed è bene che rappresentino un capitolo a parte, mentre la granfondo deve restare un evento per la massa.
E le gare gravel?
In Italia, l'identità di questo genere di eventi è ancora poco definita, ma all'estero sta prendendo una direzione ben precisa.
La Spagna è il Paese in cui le gare gravel sono più celebri e partecipate, lo testimonia la Traka che si è svolta lo scorso weekend a Girona e che ha visto al via tantissimi appassionati, nonostante il meteo poco clemente e i percorsi davvero selettivi (a tratti da Mtb).
Guardate il post qui sotto:

Non sappiamo se in Italia arriveremo ad amare il gravel agonistico così come succede in Spagna, ma di sicuro i riders più avventurosi potrebbero trovare in questa specialità quello che cercavano da tempo.
In questo scenario le marathon potrebbero essere penalizzate, ma i veri amanti della Mtb, della tecnica e dell'adrenalina, difficilmente si lasceranno conquistare dagli stradoni e dalle bici rigide con piega da strada.

E voi, avete fatto caso a questo cambio di rotta sui percorsi delle granfondo?
Qual è la vostra opinione sull'argomento?
Fatecelo sapere nei commenti.

Qui gli altri articoli sulle granfondo.

Qui gli altri articoli sulle marathon.

Qui gli articoli sulle gare di Mtb amatoriali.


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Sull'autore
Daniele Concordia

Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.

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