Non iniziare con la Mtb dopo i 40. Potresti fare la fine di Betty...

Silvia Marcozzi
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L’età non conta. Non è mai troppo tardi. Gli anni sono solo un numero. 

Al di là dei luoghi comuni, imparare ad andare in Mtb dopo i 40 anni è diverso che farlo da giovani “veri”. Parola di una che l’ha fatto e che lo sta ancora facendo.
Un conto è continuare ad andare in bici, a volte si può anche migliorare con l’età.
Ma iniziare in mtb dopo i 40 dopo una certa età è un’altra cosa.

Ho sempre fatto sport, sono allenata, non ho problemi fisici, ho appena cambiato lavoro, casa, città, quindi credo di essere abbastanza abituata ad adattarmi e ad apprendere.
È qualcosa che mi piace e mi riesce bene.
Eppure tante volte sui sentieri mi sono ritrovata a pensare: “Se avessi iniziato prima…”.

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Betty Birrell è oggi nota come “North Shore Betty”, come il titolo del video che le ha dedicato Patagonia per raccontare la storia d’amore tra questa donna incredibile e la Mtb (qui i dettagli).
Betty ha iniziato ad andare in Mtb dopo i 40, per la precisione a 45 anni, e ora che ne ha 73 è ancora una shredder pazzesca sui sentieri non esattamente da principianti della North Shore in British Columbia
Proviamo allora insieme ad usare questo video per riflettere su cosa significa iniziare ad andare in Mtb dopo i 40 anni. 
Ma prima guardiamolo, perché non importa quanti anni abbiate, questo video è un toccasana per l’anima. 

Mtb dopo i 40: la componente fisica 

Una cosa che risulta subito evidente è che Betty è sempre stata un tipo attivo.
A 45 anni era sicuramente molto in forma (lo è tutt’ora), con un corpo allenato da una vita di sport all’aperto
Il corpo gioca un ruolo fondamentale nella pratica della mountain bike.
Si tratta di uno sport non esattamente equivalente ad altre attività come andare in palestra, nuotare o giocare a tennis. 
Io lo paragono spesso al windsurf, che come Birrell ho praticato per anni e che per tanti aspetti mi ricorda la Mtb.
È uno sport con una componente fisica importante, che richiede un livello decisamente elevato di forza, di flessibilità e di reattività
Il fatto che lo si pratichi in ambiente naturale aumenta le variabili e gli aspetti per i quali la preparazione fisica diventa importante. 

La combinazione di diverse qualità fisiche è quello che manca spesso in altri sport, e si tratta di aspetti che se non allenati perdiamo nel tempo in modo abbastanza veloce. 
Chi decide di iniziare ad andare in Mtb a 40 anni molto probabilmente sarà già uno sportivo, ma magari pratica la stessa disciplina da tanti anni e avrà privilegiato la forza a discapito della flessibilità, o questa a discapito della reattività.

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Betty Birrell - Foto Travis Rummel

Uscire dalla zona di comfort, come si usa dire, è qualcosa che riguarda anche il corpo. 
Quando lo abbiamo abituato a fare un certo tipo di sforzo non sarà semplice, né rapido riadattarsi
La Mtb è anche uno sport molto tecnico, che comprende l’acquisizione di una serie di schemi motori e di abilità specifiche che dopo una certa età diventa quasi impossibile acquisire in modo consolidato. 
Allenare alcune capacità  “raffinate” di regolazione del movimento dopo una certa età è estremamente difficile. 
Possiamo arrivare comunque a degli ottimi risultati con molta applicazione, ma più tardi avremo appreso qualcosa, più fragile sarà la nostra conquista. 

La componente mentale 

Nella sua video-intervista Betty Birrell racconta che il suo ex marito la accusava di guardare al mondo intero come se fosse un enorme parco giochi.
-Beh, perchè lo è! - esclama nel video Birrell, che ricorda: - Pensavo che mi stesse facendo un complimento. 
Ed ecco che iniziamo a capire che a rendere Birrell una persona straordinaria non è tanto la forma fisica - al giorno d’oggi essere molto in forma dopo i quarant’anni è normale, forse più che esserlo a venti - quanto l’atteggiamento mentale

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Un ritratto di Betty Birrell (foto tratta dall'articolo a lei dedicato da Patagonia) - Foto Travis Rummel

La predisposizione di chi guarda al mondo come a un luogo di opportunità da esplorare non è “tipico” delle persone mature.
Quando si parla di rimettersi in gioco, di cambiare abitudini, c’è una grande differenza tra il forzare se stessi fuori da un contesto familiare e lo spingersi alla scoperta della novità per interesse, curiosità, passione. 
Nei bambini questo atteggiamento è normale, ma negli adulti è una rarità. 

E qui si definisce uno spartiacque tra chi riesce ad apprendere e chi invece combatterà con ciò che non conosce. 
Mettersi nell’atteggiamento di scoperta e di apprendimento di chi non sa fare qualcosa dopo una certa età non è facile. 
Ci si sente ridicoli, non si è disposti a sbagliare, non si accetta facilmente di trovarsi nella situazione di chi non sa e non riesce. 

Il fattore rischio: commitment 

Birrell è caduta centinaia di volte, si è fratturata qualunque cosa, eppure ha vissuto tutto questo come qualcosa di normale.
Perché era disposta ad imparare, e di conseguenza a sbagliare, e senza sbagliare la mountain bike non si impara. 
Certo non tutto quello che scegliamo di scoprire ed apprendere comporta i rischi di una discesa nei boschi della British Columbia. 

Anche ammesso di voler apprendere qualcosa, è importante capire qual è la nostra dedizione a quello scopo.
È quello che in inglese si chiama “commitment” e che definisce ciò che siamo disposti a mettere in gioco per raggiungere il nostro scopo. 
Dopo una certa età non è facile votarsi anima e corpo - è proprio il caso di dirlo - ad uno sport che ci chiede un prezzo tanto alto. 
Da adulti siamo più consapevoli dei rischi che corriamo e dobbiamo decidere deliberatamente fino a che punto siamo disposti ad affrontarli. 

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Betty Birrell in azione nella North Shore - Foto Travis Rummel

Ci diciamo che a vent’anni non si hanno le stesse responsabilità che a quaranta, ma la verità è che a vent’anni non si pensa neppure al rischio. 
Ci si diverte, si vuole ottenere il massimo da quello che si sta facendo, si è pienamente dentro la situazione, incapaci di pensare alle implicazioni.
Esattamente come quando si fa tardi la sera o ci si dimentica l’orario di cena giocando in cortile da bambini con gli amici.
Non è il mondo intorno a cambiare, siamo noi a cambiare con l’età. 

Io non ho figli e nemmeno grandi responsabilità in più rispetto a venti anni fa, eppure mi rendo conto che rispetto a quando correvo in bici da strada il mio modo di affrontare il rischio in bici è cambiato. 
Ai tempi mi lanciavo in discesa senza troppi pensieri, mentre oggi mi rendo conto che qualcosa è cambiato senza che io lo abbia deciso.
Per migliorare, la maggior parte di noi deve combattere con questa cosa, forzare la mano di fronte ad una tendenza che è propria dell’età a prescindere da chi o cosa ci aspetti a casa.
Birrell era già madre single di un figlio unico quando ha iniziato ad andare in mountain bike, ma la cosa non sembra averla limitata. 
Ecco perché la sua curva d’apprendimento in Mtb dopo i 40 è stata decisamente anomala per la sua età.

Ripetizione e consistenza

Scommetto anche che questa curva di apprendimento non sarebbe stata la stessa se Birrell avesse abitato, che so, a Manhattan o, per fare un esempio più vicino a noi, a Milano.
É noto a tutti che la ripetizione è fondamentale nell’apprendimento.
Vivere in un luogo che ci consente di uscire in bici tutti i giorni aiuta, e tanto. 
Ma è anche vero che quando si è “grandi”, anche volendo, in genere non è più possibile “giocare” con la propria bici tutti i giorni.

Dico volutamente “giocare” perché magari chi ha la fortuna di vivere in un posto e di fare un lavoro che gli consente di usare la bici tutti i giorni gode già di una bella fortuna. 
Ma spesso è vero che la bici va incastrata, anche in questo caso, tra le varie incombenze della giornata, lavoro, famiglia, commissioni varie.
Io posso ritagliarmi spesso dei momenti per lei.
Tuttavia lo faccio di corsa, e dato che la uso per “staccare”, nel quotidiano spesso mi limito a pedalare, a fare la solita discesa che conosco bene, a restare su tracciati che conosco per essere sicura di avere i tempi sotto controllo.
Difficilmente mi metto a provare un passaggio tecnico o ad esercitarmi con impennate e bunny hop in giardino. 

Questo tempo di gioco fondamentale per l’apprendimento della mountain bike ci è un po’ precluso dopo una certa età. 
Servirebbe proprio questo a compensare la maggiore difficoltà di apprendimento dovuta all’età, e invece l’età stessa ci limita anche in questo senso. 

In definitiva, imparare ad andare in Mtb dopo i 40 anni non è di certo la cosa più semplice a cui possiate pensare. 
É importante sapere che potremmo sentirci frustrati a volte, rendendoci conto che alcune cose ci riescono più difficili di quanto avrebbero potuto essere.
Altre potrebbero persino esserci del tutto precluse.
Ma da una che ha iniziato tardissimo ad usare le ruote grasse posso solo dirvi che mai una sola volta mi sono pentita di averlo fatto o ho pensato di mollare. 
Non c’è nulla come una discesa in mezzo al bosco o una pedalata tecnica in salita.
Trovate il vostro ritmo, il vostro obiettivo, il vostro modo.
Ricordatevi l’età che avete, oppure no, dimenticatela

Chiudiamo con una riflessione di natura tecnica: le Mtb di oggi aiutano ad andare veloce con più facilità.
A prescindere dall'età.
Leggete questo articolo:

In ogni caso, se avete oltre 40 anni (ma anche 50 o 60) e continuate con piacere ad andare in Mtb, vi ricordiamo qualche attenzione in più:

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Sull'autore
Silvia Marcozzi

Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.

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