Sally Bigham: «Così ho risolto la mia endofibrosi iliaca»

Redazione MtbCult
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L’endofibrosi arteriosa è una patologia vascolare specifica degli sportivi che colpisce prevalentemente i ciclisti, ma che può comparire anche in atleti che praticano altri sport di resistenza come la maratona, la marcia e lo sci nordico.
Consiste in una lesione dell’arteria (più comunemente si tratta di quella iliaca, ma in alcuni casi coinvolge anche quella femorale) e il primo caso è stato diagnosticato nel 1985. Le cause non sono ancora ben note ma la maggior parte dei pazienti affetti è nella fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni, vale a dire nel pieno di un’attività sportiva intensa.
I sintomi più comuni sono i dolori paralizzanti alla coscia e una sensazione di gonfiore o compressione della stessa. Un problema che non va mai sottovalutato.
Non più tardi di un mese fa, la fuoriclasse del marathon Sally Bigham è stata operata di endofibrosi iliaca, un problema che la affliggeva da diversi mesi. Incredibile come la sua stagione sia stata comunque ricca di soddisfazioni. L'avevamo vista trionfare alla Dolomiti Superbike e alla Val di Fassa Bike, nonché conquistare la medaglia d'argento agli Europei marathon in Irlanda e sfrecciare nel video di presentazione del percorso della Sellaronda Hero. Poi l'improvvisa scoperta e una scelta obbligata. Leggete la sua testimonianza.

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Sally Bigham. Foto King.

Testo: topeak-ergon.blogspot.de (traduzione di Giuseppe Scordo)

Circa un mese fa sono stata operata per la cosiddetta endofibrosi iliaca. E’ una patologia che colpisce ciclisti sia amatori che professionisti. In poche parole, si tratta dell’ispessimento delle arterie causate da un anomalo flusso sanguigno. Nel mio caso, è stata coinvolta solo l’arteria iliaca sinistra, localizzata nella parte più bassa dell’addome, ma a molte persone capita in entrambe le arterie.

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L'intervento chirurgico a cui si è sottoposta Sally Bigham lo scorso 6 ottobre.

I miei sintomi sono cominciati tre anni fa, quando ho notato che la mia gamba sinistra si affaticava molto più rapidamente di quella destra, soprattutto sentivo i muscoli vuoti con la sensazione tipica dell’acido lattico.
A dicembre dell’anno scorso, questi sintomi sono diventati troppo importanti per essere trascurati. Sentivo la coscia pesante e dolorante, e continuando a spingere, la gamba perdeva progressivamente forza. Durante l’anno la condizione è peggiorata, disturbando non poco i miei allenamenti e costringendomi a dover fare degli stacchi durante le sessioni.

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Nonostante le difficoltà, Sally ha continuato a vincere. Eccola alla Val di Fassa Bike.

In gara, perdevo molti minuti subito dopo le partenze o quando ero vicina alla soglia. Era molto frustrante correre sempre più piano e difficile dal punto di vista mentale non poter finire gli allenamenti.
Abbiamo perciò deciso di aspettare la fine della stagione 2014 prima di capire il perché, nonostante il problema diventasse sempre più grave, ero ancora in grado di presentarmi alle gare e di vincerle.

Il 21 settembre ho vinto la Forestiere Uci Marathon. Tre giorni dopo, il professor Robert Hinchliffe dell’Istituto Vascolare di St George, mi ha diagnosticato una endofibrosi iliaca, misurando la pressione sanguigna sulle mie gambe prima e dopo l’attività ciclistica.
Ho pedalato per 6 minuti, due soltanto sopra la soglia. C’era un calo del 50% della pressione sanguigna nella mia anca sinistra, rapportata a un piccolo incremento in quella della gamba destra.

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Tre giorni prima della diagnosi, ha vinto la Forestiere Marathon.

Una risonanza ha mostrato l’ingrossamento dell’arteria iliaca, poi l’angiogramma ha ispezionato da vicino tutte le mie arterie. Alla fine, mi sono resa conto di avere tre opzioni: non fare nulla e andare avanti come se niente fosse; fermarmi e non andare più in bici; operarmi.
La prima opzione non affrontava il problema in realtà e sapevo che le condizioni potevano solo peggiorare fino a che l’arteria potesse bloccarsi e richiedere un intervento d’urgenza per salvare la vita e l’arto stesso. Mi restavano quindi due strade: fermarmi o operarmi.

Appendere la bici al chiodo non era una cosa a cui ero preparata. Pedalare dopo la diagnosi con mio padre, che ha 65 anni, mi ha convinto ad operarmi: dopo la mia attività da pro’ vorrei potermi divertire ancora a lungo con la mia bici.
Il pensiero dell’operazione era terrificante e i giorni prima dell’intervento, avvenuto il 6 ottobre, li ho passati in maniera molto ansiosa. Ed era così difficile trovare una vestaglia da notte che non mi facesse sembrare come Cappuccetto Rosso!

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Mr Hinchliffe mi spiegò la procedura. Avrebbe inciso il mio addome per 10-12 centimetri per riparare la mia arteria iliaca. Durante l’operazione si è scoperto che l’area danneggiata era molto più grande ed è stata necessaria un’altra incisione sull’inguine per intervenire anche sull’arteria femorale. La zona malata è stata dunque rimossa e l’arteria rattoppata.

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In definitiva, mi hanno portata in sala operatoria all’una del pomeriggio e sono tornata in reparto alle 9 di sera. L’operazione credo sia durata circa 4 ore. Ricordo molto poco fino al mattino successivo, non avevo dolori, la morfina stava facendo il suo dovere e ho continuato per molte ore a dormicchiare. Il tubo di drenaggio alle gambe e il catetere mi erano stati rimossi. Adesso cominciavano tutte le mie nuove prime volte: la prima volta per andare in bagno, la prima volta per fare una doccia, la prima volta per camminare (30 ore dopo l’intervento).

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Ed ecco la sua prima passeggiata dopo l'intervento. La riabilitazione continua...

Dopo 5 giorni di ospedale, finalmente era arrivato il momento di dimettermi. Non dimenticherò mai la disponibilità dello staff del prof. Hinchliffe e quella degli altri ciclisti che erano già stati operati di endofibrosi e che hanno risposto alle mie incessanti domande su Internet.

Per informazioni www.sallybigham.com

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