Superenduro Canazei: Speciali fantastiche. Punto

Redazione MtbCult
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Canazei e la terza tappa del Superenduro hanno riempito di foto e di emozioni i social. E' stata la gara di enduro più bella di sempre? 
Di sicuro le 5 Ps hanno emozionato tutti i concorrenti, poi le Dolomiti, gli impianti di risalita... ecco il racconto da dentro di Francesco Savona.
SL

Ci siamo, si parte per la terza prova del circuito Superenduro 2016, direzione Canazei, tra le stazioni turistiche più affermate dell’arco alpino, sia per gli amanti degli sport invernali che di quelli estivi.
Dopo l’epica tappa di Varazze (qui il nostro report), che ha visto i concorrenti affrontare quasi 2000 m di dislivello pedalato in giornata, questa volta si cambia registro: la terza tappa si gioca “alla francese”, visto che gran parte del dislivello (circa 1700 metri) sarà coperto con gli impianti meccanizzati.
Divertimento assicurato!

superenduro canazei

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Un’autentica AlpinEnduro, con panorami da urlo (Canazei è “incastonata” tra la Marmolada, il massiccio del Sella e il gruppo del Sassolungo) e ben 4 Speciali che partono da una quota superiore ai 2.200 metri.
Nonostante le risalite meccanizzate, la gara si presenta bella “tosta”: sono ben cinque le Speciali che mi attendono, di cui una lunghissima,  con ben 5 km di lunghezza e 719 m di dislivello da affrontare tutti d’un fiato.

superenduro canazei

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Io e i miei due compagni d’avventura (Stefano e Simo), decidiamo di partire al venerdì mattina: l’idea è quella di arrivare in tarda mattinata, per avere a disposizione il pomeriggio e la mattinata del sabato per provare le Speciali e prendere così “confidenza” col terreno. Sottobosco scassato, “rock garden”, tappeti di radici, tratti veloci, misto stretto con tornanti, insomma ad attenderci troviamo tutto il repertorio tipico dei trail d’alta quota.

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Bene, cominciamo.
La prima PS, denominata “Tutti i frutti”, parte in cresta e dopo due brevi rilanci in leggera salita, entra nel bosco, percorrendo un trail dal fondo naturale con molte radici e tanti cambi di pendenza.
Anche la PS 2, la “9,90”, si svolge nei boschi sopra Canazei, ma questa volta ad attendermi trovo un sentiero parzialmente “costruito” con diversi salti e passaggi su ponticelli, per concludere, prima attraverso un insidioso rock garden, e poi su un traverso flow.

Di tutt’altro tenore la PS 3, la “Freeride Pordoi”, che prevede un divertente fettucciato “alla francese” in campo aperto, ricavato sui prati d’alta montagna, quindi su terreno “fresco”: la perdita d’aderenza è sempre in agguato, occhio!
E poi c’è lei, la “Infinity”: un interminabile single trail da 700 m di dislivello “negativo” che picchia dritto su Canazei partendo dal Passo Pordoi (2.239 metri di altitudine), sfruttando parte delle linee del bike park presenti sopra la località trentina. Si chiude con la “Show”, una Speciale cittadina cortissima che attraversa i vicoli del paese, con una parte finale che prevede il superamento di ostacoli artificiali prima di raggiungere il traguardo in piazza.

Il fondo reso viscido e insidioso dai violenti temporali sviluppatisi nei giorni precedenti la gara consiglia di non scendere con le gomme gonfiate “a bomba”: alla fine 1,8 bar per il voluminoso Schwalbe Magic Mary all’anteriore e 2,3 per il sempre tutto fare Maxxis High Roller II mi sembrano un buon compromesso per venire giù con un discreto grip, senza rischiare di bucare, problema che nei giorni di prova ha afflitto tanti concorrenti per via delle numerose rocce “a punta” presenti sul percorso.

superenduro canazei

Francesco Savona

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Alle 8:43 si parte.
Il meteo, sulla carta, sembra la fotocopia dei giorni precedenti, ossia sole alla mattina e acquazzoni al pomeriggio.
Bene, lascio il k-way nella stanza d’albergo, tanto per le 14:00 dovrei essere di ritorno e, invece, proprio alla partenza, si scatena un violento temporale. Poco male, sono in maglietta corta e gilettino antivento. Fa un freddo becco, parto fradicio e l’idea di salire a oltre 2.000 metri di quota in queste condizioni non mi va proprio.
Ma non ho altre soluzioni.
Stringo i denti e parto.
Per fortuna, una volta in cima, il cielo si apre e non vedo l’ora di affrontare il breve portage che mi porterà all’attacco della PS1, in modo da sudare un poco e riscaldarmi.

Ok, ci siamo.
Tre, due, uno… via, si parte!
Le due rampe iniziali, come temevo, sono rese viscidissime dall’acqua e in una il posteriore perde aderenza, obbligandomi a spingere. Poco importa, non sarò il solo. La scena si ripete nuovamente davanti al micidiale tappeto di radici che ricopre un traverso a mezza costa.
La gara è lunga e non ha senso giocarsi subito il jolly in partenza.
Da qui in poi non ci sono grosse difficoltà, a parte il fondo insidioso per via del fango, che impone un gran lavoro di braccia e gambe per tenere la bici in traiettoria.

Un breve trasferimento pedalato sulla panoramica strada del Pordoi porta al via della temutissima PS2, la più tecnica per via delle tantissime radici presenti sul percorso e dei continui cambi di pendenza con numerose curve a gomito.
Il cielo, nel frattempo, è di nuovo nerissimo, ha ripreso a tuonare e arrivano anche le prime gocce d’acqua. Massima concentrazione e via, si parte.

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D’obbligo non strafare, questa è la classica Speciale da portarsi a casa senza pensare troppo al cronometro: sassi scivolosi, fango ovunque, radici viscide come il sapone, c’è poco da scherzare.
Cerco di stare ben centrato sulla bici, ma sento il posteriore che scoda da tutte le parti. Io mi concentro sull’anteriore, se scappa quello sono dolori.
Ecco ci siamo, arrivano le prime curve a gomito.
Inutile fare il fenomeno, tentando di farle coi piedi sui pedali: non voglio rischiare. E allora giù la prima zampata e via così anche per le successive.

In queste condizioni di guida i pedali flat aiutano tanto.
La parte finale è una vera lotteria: nel bosco è nerissimo, non si vede più niente. Il temporale è arrivato.
Levo la lente, ma non cambia nulla.
Mi concentro sulle traiettorie, cercando laddove possibile di vedere qualcosa, ma è veramente impossibile.
Per fortuna ne esco indenne, ma alla fine della PS, fuori dal bosco, trovo ad attenermi l’ennesima “doccia” fuori programma.

Al controllo orario Enrico Guala annuncia che per motivi di sicurezza verrà annullata la PS 3, mentre la ripartenza è posticipata di un’ora, nella speranza che il tempo migliori.
E cosi sarà, regalandoci un finale di gara addirittura col sole e temperature più consone alla stagione. Io ne approfitto per farmi un thé caldo rigenerante e acquistare un k-way “in saldo” al primo botteghino per turisti!

Ok, passo il CO e si riparte.
Gli impianti di risalita ci portano velocemente all’inizio del nuovo trasferimento, molto panoramico, che in breve conduce all’inizio della PS4. Il sole è tornato a fare capolino tra le nuvole e mi sento carico.
Parto bene, il grip questa volta è fantastico e così non resta altro da fare che “aprire il gas” e divertirsi: droppettini artificiali, salti naturali, insomma la PS4 è a dire poco fantastica.

superenduro canazei

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Un breve pezzo pedalato nella sezione centrale obbliga agli straordinari, ma oggi le energie sono tante, visto l’aiuto degli impianti meccanizzati.
Energie che serviranno tutte per affrontare anche la parte finale della Speciale: una ripida sezione rocciosa in stile DH, con grossi gradoni da prendere alla giusta velocità, pena rischio di finire nell’iperspazio.
In prova ero arrivato sempre “lungo”, ma questa volta faccio tesoro dell’esperienza del giorno prima e l’affronto al meglio.

Anche stavolta tutto fila liscio e, con un sorriso gigante, mi avvio velocemente verso la PS5, una brevissima Speciale da poco più di un minuto che si snoda nei vicoli del centro, a coronamento di una gara molto bella, con trail tecnici e molto “enduro style”, uno più bello e divertente dell’altro.

superenduro canazei

Allo staff del Superenduro vanno i complimenti per la serietà e la professionalità di come hanno gestito la gara nonostante il tempo proibitivo della mattinata, modificando il percorso e i trasferimenti per permettere a tutti i partecipanti di concludere il percorso in piena sicurezza, e senza disagi.
Senza nulla levare agli altri circuiti, il Superenduro ha dimostrato, ancora una volta, di essere il riferimento per organizzazione e bellezza dei trail, con un livello dei partecipanti davvero alto: tanti gli stranieri e tutti i big italiani al via.
I circa 370 iscritti, del resto, hanno premiato questa filosofia di gara che, come ha ribadito ancora una volta Enrico Guala, mette davanti a tutto i trail: “Senza di quelli, l’Enduro non esisterebbe”.
D’accordissimo!
Ragazzi non ci resta che darci appuntamento per la finalissima di stagione, che si terrà il 31 luglio a Santa Caterina di Valfurva, in Lombardia.
Intanto, in attesa che arrivi il video ufficiale del Superenduro, ecco il video realizzato nel weekend con Fabian Scholz e Tobias Reiser che vi darà un’idea del posto e delle Speciali…

Qui gli altri resoconti da insider di Francesco Savona e qui le classifiche della gara.

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