Cedric Gracia: dopo la Mtb? Magari la Parigi-Dakar... pt. 3

Francisco Comunas
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Ecco il terzo e ultimo appuntamento con Cedric Gracia: gli albori, i legami con Commençal e Santa Cruz e ancora la passione per le auto al centro della conversazione.
Qui la prima puntata e qui la seconda.
Buona lettura…

GS

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- Chi ti ha messo in testa la bicicletta?
- La gente di Chamonix. Quelli della squadra francese di sci. Ricordo che sciavamo anche in estate, al mattino, e i pomeriggi erano noiosi. I miei amici iniziarono ad andare in bici con modelli molto semplici e io gli dicevo che era un modo per rendere le passeggiate ancora più pallose. Un giorno andai con loro. Presi una Proflex, un mucchio di birra nel furgone e inventammo una gara di discesa. Arrivai decimo, pensavo di essere una schiappa. Però c’eravamo ubriacati e fu una giornata geniale.

- Davvero pensavi di essere una schiappa?
- Sì, ma pochi giorni dopo andammo a La Bourbole. Era un giorno di pioggia, eravamo sporchi e pieni di graffi dopo una decina di cadute. La cosa mi iniziava a piacere. La ricordo come un’epoca molto divertente.

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- E’ stato Max Commençal il tuo primo sponsor?
- Ho iniziato a vincere a 16 anni contro gente di 18. Un giorno chiamai Max e gli dissi: “Hai ancora bici? Me ne presti una?" Così tutto ebbe inizio. Vincevo e Max mi pagava la benzina e gli hotel. E io mi portavo dietro gli amici.

- Qual è il miglior posto dove hai pedalato?
- Mont-Sainte-Anne, perchè ci sono sempre percorsi fantastici. Però, se vuoi che ti dica la verità, abbiamo posti eccellenti anche ad Andorra. L’anno scorso l’Uci ci obbligò a cambiare il circuito di Coppa del mondo in modo che l’arrivo fosse in paese. Dissi a quelli di Vallnord: facciamo un percorso vecchia maniera, con ostacoli naturali. Lì serve tecnica pura.

- E il miglior rider di tutti i tempi?
- Steve Peat, perchè tutti gli anni è al vertice. Ora è un po’ distante dai primi, ma non si arrende mai (o quasi, visto che si è ritirato nel 2016, ndr)

- La Spagna ha avuto in passato rider fortissimi. E tu sei legato ai fratelli Oulego da un rapporto speciale.
- Mi hanno sempre trattato bene, anche quando non parlavo spagnolo. E soprattutto mi piace come promuovono la bici tra i giovani. Sono una grande famiglia, mi invitano sempre alla gara di Sant Andreu e mi piace il fatto che se vinci ti danno in premio un prosciutto.

- Max Commençal è l’uomo più importante della tua carriera?
- Sì, è come un secondo padre. Lo rispetto molto. E’ un tipo duro, ci siamo sempre confrontati perchè abbiamo due caratteri forti. E’ ambizioso ed esigente. Non è facile capirlo appieno, però ho grande rispetto.

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- Qual è il tuo rapporto con Santa Cruz?
- E’ ottimo. Da piccolo mi piaceva lo skate e ammiravo Rob Roskopp (fondatore del marchio Santa Cruz e skateboarder di alto livello, ndr) e Tony Hawk. Un giorno incrociai Rob e gli dissi chiaramente che volevo correre per il suo marchio, che mi piaceva quello che faceva. Da allora corro per lui e siamo amici.

- Intervieni anche sullo sviluppo delle bici?
- Sì, facciamo molti test con Minnaar, Peat, Bryceland e gli ingegneri. Non giriamo mai insieme, ci danno sempre cose nuove senza riferimenti e dobbiamo dire cosa ci piace e cosa no. Non possiamo parlare tra noi per non influenzare il giudizio degli altri.

- Hai avuto a che fare con il colore della Santa Cruz Nomad?
- No, mi danno sempre la Santa Cruz più attraente, quella che viene meglio nelle foto. Vidi il nero e ho voluto il nero, mi pareva bellissima. Però Rob mi ha detto: “Sei pazzo? La gente ti guarderà di più con questo colore”.

Cedric Gracia, 12º assoluto.

Cedric Gracia e la Santa Cruz Nomad. Avrebbe preferito il nero, ma...

- Ma il carbonio va davvero bene per l’enduro?
- Lo so che c’è scetticismo. Però il giorno che lo provi ti rendi conto che non ci sono paragoni. L’alluminio è buono ma la sua speranza di vita è corta. Se lo tratti bene, il carbonio dura per tutta la vita.

- Cosa pretendi dalla tua bici?
- Che sia pulita e che non faccia rumore.

- Per te, la bici perfetta è la Nomad?
- Ho tre Santa Cruz: una Nomad, una Tallboy e una Bronson. Ad Andorra uso la Nomad, perchè scendo a tutta. In Inghilterra mi porto la Bronson, negli Usa o in Canada, dove i percorsi sono veloci, uso la Tallboy. Non ho preferenze, le scelgo in base a quello che ci devo fare.

Grazia in azione a Finale Ligure lo scorso anno sulla Santa Cruz TallBoy Ltc

Grazia in azione a Finale Ligure lo scorso anno sulla Santa Cruz TallBoy Ltc

- Come vedi le ruote da 27,5”?
- C’è molta differenza con le 29”. E poca con le 26”, anche se il futuro è delle 27,5”. Le 29” perdonano di più, ti danno maggior controllo. Però serve un’altezza minima. Chi è più basso di 170 cm può avere difficoltà.

- Come vedi il futuro?
- Non lo vedo, non lo pianifico. Ogni giorno è nuovo. A livello sportivo, disputo l’Enduro World Series perchè ho tempo, ma non sono del tutto convinto. Non è normale pedalare 180 km in quattro giorni. In Cile abbiamo fatto 6.000 metri di dislivello ma utilizzando la funivia. Se devi colmare il dislivello pedalando e passare sei o sette ore in bici, è una follia, è più del ciclismo su strada. Le gare di enduro devono durare massimo tre o quattro ore.

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- Parli sempre bene del Cile. Sembra che ti piaccia molto.
- Sí, mi piace perché ci sono discese da full gas. Non puoi andare a una gara di enduro per fare trial curva dopo curva. Abbiamo bici con travel da 160 mm e vogliamo velocità e salti.

Cedric Gracia è ancora competitivo. Ha vinto la Ps3 davanti a Rene Wildhaber.

L'Ews di Nevados de Chillan (Cile) a Cedric è piaciuta. Per le discese da affrontare a gas spalancato.

- A parte le competizioni, stai lavorando molto con un marchio personale.
- Si chiama Production Privee. Lavoro con Damien e David, due ex ingegneri di Commençal. Facciamo i nostri disegni qui ad Andorra. Andare a Taiwan, comprare pezzi e attaccare il nostro logo sarebbe più comodo, ma abbiamo scelto un’altra strada. Produciamo manubri, attacchi e ora anche bici da enduro rigide che stiamo vendendo in Inghilterra. Presto vedrete qualcosa anche sulle 27,5”.

- E non hai problemi di concorrenza con il tuo sponsor.
- No, queste bici non sono in concorrenza con Santa Cruz.

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Production Privee, il marchio di Cedric Gracia.

- Quindi stai percorrendo un nuovo cammino: metà rider, metà imprenditore.
- Non era previsto. I marchi vogliono un ambasciatore che li aiuti a sviluppare e a vendere i prodotti. Per me è perfetto perché non mi cambia la vita e non mi impedisce di andare in bici.

- Ti cambierebbe la vita se qualcuno venisse con una macchina da corsa?
- L’ho detto altre volte. Un giorno vorrei fare la Parigi-Dakar. E’ il mio sogno.

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- Se ti fossi dedicato alle moto saresti stato bravo?
- Ktm mi ha cercato tante volte. Però ho visto molti amici morire alla Dakar e voglio qualcosa di più sicuro. Mi piacciono le auto, mi piacciono le buggy, voglio un Raptor preparato per competere alla Dakar.

- Hai mai provato una macchina da corsa?
- Sì, una Formula 1 in Russia e posso dire che i tempi erano buoni e la gente del luogo è rimasta impressionata. Sono amico di Cyril Despres. Anche se non ho potuto provare la sua auto, spesso andiamo a fare degli allenamenti con le buggy. Quando lo vedo alla Dakar soffro molto, perché è facile morire lì. Ho molto rispetto per quei piloti.

Cedric Gracia non è un personaggio comune. E' stato difficile concentrare in tre puntate tutta la sua carriera che è davvero fuori dal comune. Un talento come pochi nella guida, un personaggio, un vincente (nonostante dica di non curarsene troppo), ma anche un uomo dalla scorza dura.
Complimenti, Cedric, continua a ispirarci così...

Ps: Cedric Gracia da qualche giorno ha aperto un canale su Youtube tramite il quale sta descrivendo la sua filosofia, il suo concetto di agonismo e il suo passato. Questa è l'ultima intervista pubblicata: 

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