Com'è nata la nuova Black Snake? Ce lo spiega chi l'ha disegnata

Daniele Concordia
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La Black Snake della Val di Sole è una pista iconica, famosa da sempre per essere una delle più toste e selettive al mondo.
E negli anni si è contraddistinta per essere una pista “naturale”, ossia disegnata sfruttando le caratteristiche del terreno, rocce, radici, qualche tronco, ma pochissimi tratti artificiali.
Quest'anno, però, qualcosa è cambiato e in occasione del mondiale 2021, lo staff di Val di Sole Bike Land ha deciso di modificare la Black Snake, cercando di renderla un po' più moderna, senza farle perdere la propria identità.

Black Snake



Nonostante ciò, i cambiamenti del tracciato hanno creato qualche polemica, sul web e tra gli addetti ai lavori.
Quindi, per sapere perché la Black Snake è stata modificata e cosa c'è dietro al restyling della pista, abbiamo fatto due chiacchiere con Cristian Vender, colui che ha disegnato il nuovo percorso, utilizzando la base tracciata da Pier Paolo Marani (detto Pippo) diversi anni fa.
Sentite cosa ci ha detto...

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Cristian Vender, mente e braccio della nuova Black Snake

- Cristian, da dove nasce l'evoluzione della Black Snake?
- Nasce principalmente da una necessità. Purtroppo il bosco non è fatto di cemento, quindi si usura con il passaggio degli atleti e dopo qualche anno diventa impraticabile. Finché ci siamo potuti spostare su nuove linee lo abbiamo fatto, dopodiché è stato necessario un restyling.

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Si vede chiaramente come, con il passare dei riders, il tracciato si scava e le radici emergono

- Com'è avvenuto questo restyling?
- Siamo intervenuti portando delle rocce, costruendo delle sponde e cambiando qualche linea.
Soprattutto nelle zone in cui c'erano radici molto esposte o alberi tagliati, che andavano a marcire e creavano dei buchi o sporgevano troppo impattando con i pedali.
Ovviamente, tutto è stato fatto senza cambiare troppo l'identità della pista e mantenendo sempre uno standard tecnico elevato.
Infine, se una volta la Black Snake era massacrante e creava tensione dall'inizio alla fine, ora ci sono dei brevi tratti in cui il rider può respirare un attimo ed affrontare la successiva zona tecnica con più lucidità.

Black Snake
Un tratto di "respiro" a metà pista

- Quindi possiamo dire che è meno dura?
- Un po' meno dura, ma alla fine mette giudizio, parola dei vari riders di primo livello che l'hanno provata nelle settimane prima del mondiale...

- Tipo?
- Tipo Loic Bruni, Greg Minnaar, Danny Hart. Questi ed altri atleti mi hanno dato dei feedback in anteprima sul percorso e anche dei suggerimenti che ho accettato volentieri.

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Le rocce sono state inserite proprio per evitare che la pista diventi impraticabile in poco tempo

- Tornando a noi, le modifiche sulla pista sono state fatte solo per necessità, o anche con altri obiettivi in testa?
- Principalmente per necessità, poi c'è da capire che la Black Snake fa parte anche di un bike park, quindi bisognava creare un tracciato percorribile da (quasi) tutti, magari più lentamente, ma senza la necessità di scendere a piedi o tagliare i tratti impossibili.
Anche a me piacciono di più i percorsi scassati e naturali, ma bisogna accettare dei compromessi per mantenere gli standard di sicurezza.
Non possiamo ignorare, poi, il fatto che le bici sono cambiate, ora sono quasi tutte 29” e rendono meglio sui percorsi veloci, che in quelli stretti e lenti.

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- All'atto pratico, come sono stati recuperati i sassi da posizionare sul percorso?
- Tastando il terreno nelle zone circostanti e portandole dove ci servivano.
Conosco il versante a menadito e so bene dove andare a prendere i materiali, da questo punto di vista è stato facile.
Più impegnativo è stato posizionarli nel modo corretto e rispettando gli standard UCI: sono stato l'incubo dell'escavatorista!

- Un'ultima domanda: prima di questa opera di restyling vi siete sentiti con Pippo Marani, il primo tracciatore della Black Snake?
- Innanzitutto, bisogna dire grazie a Pippo, perché senza di lui tutto questo non sarebbe esistito. Tanto di cappello al lavoro che ha fatto inizialmente sulla pista, perché con piccone e badile ha creato le linee e da lì è nato l'evento.
Tuttavia, negli ultimi anni non è più coinvolto nel progetto e questo mi dispiace.

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Il saltone finale è sempre spettacolare. Conduce al curvone "Sam Hill" e poi verso l'arrivo

Anche se Pippo Marani non collabora più con la Val di Sole da qualche stagione lo ha raggiunto telefonicamente il direttore, Simone Lanciotti, per chiedergli che cosa ne pensasse della nuova Black Snake.
E dalle sua parole traspare tanta amarezza nell'essere lontano dalla "sua" creatura.

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Pippo Marani in un'immagine di oltre 10 anni fa sulla pista Black Snake

«La pista è nata inizialmente con un’idea ben precisa: essere il più naturale possibile. E il mio lavoro è stato orientato proprio così: dare modo a tutti di scendere sulla pista, dal primo all’ultimo.
Magari più piano, ma senza ricorrere alle chicken line.
La nuova pista, a mio avviso, però, è molto ripida e io, pur avendo lavorato sulla medesima base attuale, ogni anno mi spostavo di uno o due metri, ma sempre dentro quella ossatura rimanevo.
Cioè rispettavo la natura di quella pista.
Se guardate Les Gets è una pista naturale e secondo me l’Uci ha scelto di far correre i piloti su piste pericolose per chi gareggia»

- La pista di quest’anno sembrava che non lasciasse chance all'interpretazione della traiettoria. Cosa ne pensi?
- Dico che molti piloti hanno risposto dicendo dangerous. Troppe pietre, troppi massi giganti, tanta sabbia e in caso di pioggia sarebbe stato un disastro.
E mi chiedo perché.
Perché creare per forza i rock garden? 
Lo chiede RedBull per lo spettacolo?
Chi ha fatto il risultato quest’anno sono Minnar, Coulanges e Brosnan che hanno guidato con il culo sulla ruota dietro, al contrario di come guidano oggi i giovani discesisti, cioè che puntano sulla ruota anteriore.
E queste cose qui le noto, perché sono 30 anni che vivo nella Dh.
Hanno fatto un’opera gigantesca in stile bike park, togliendo le radici, ma si è assistito a un mondiale anonimo.
Secondo me.

- Quindi, Pippo, come l’avresti cambiata la black snake quest’anno?
- L’avrei lasciata com’era, naturale. Era pronta.
Senza aggiungere passaggi stretti dove invece servivano passaggi più ampi.
Così era innaturale.
Mi sento di criticare il lavoro fatto quest’anno sulla pista perché hanno tolto il bello della Black Snake.
Io ci mettevo 4 mesi a preparare la pista e sempre con le mie mani.
Confidavo nella nevicata invernale in modo che la neve mi modellasse la pista.
Il bosco si muove, non rimane mai uguale.
Più neve viene, più ghiaccio c’è e meglio è per l’estate e per la pista.
Io contavo su questo perché era una pista naturale.
Avete visto quante forature e stallonature ci sono state quest’anno?

Pippo Marani è un grande appassionato con una visione romantica della Mtb e speriamo di rivederlo nel suo ruolo di tracciatore e curatore della pista in Val di Sole.
Speriamo si ricreino le condizioni.
E a fine gara, comunque, Marani ha ricevuto una telefonata.
"Thanks Pippo!"
Era la voce di Minnaar per ringraziarlo del lavoro fatto negli anni addietro, sebbene, proprio a lui, Minnaar, la Black Snake non abbia mai regalato grandi soddisfazioni.
Ad eccezione di quest'anno.

Qui le classifiche del mondiale Dh 2021:



Qui gli altri articoli sui mondiali di Mtb in Val di Sole.

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Sull'autore
Daniele Concordia

Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.

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