Tra Flow Country e il futuro della Mtb: Hans Rey a ruota libera

Redazione MtbCult
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Hans Rey è senza alcun dubbio uno dei più influenti rider della storia della Mtb. Nato in Svizzera nel 1966 e cresciuto in Germania, è stato pioniere del trial e successivamente il freerider più famoso. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui, parlando dello sviluppo della Mtb, di "Flow Country" e della sua seconda casa, Livigno.

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Foto Bartek Wolinski.

- Hans, sei appena tornato da Livigno e ora vai a Laguna Beach (Usa), dove c’è la tua residenza, per un evento di solidarietà nell’ambito di Wheels 4 Life. E’ stato un anno impegnativo, non è vero?
- Sì, non mi sono mai annoiato. In estate, ho passato tanto tempo a Livigno, che potreste definire la mia seconda casa. Da anni sto costruendo strutture per i biker. Abbiamo realizzato nuovi sentieri, alcuni dei quali sono ancora in fase di finalizzazione. Abbiamo creato degli eventi e migliorato gli standard del turismo in bicicletta. Non importa se vieni con amici o con la famiglia, e se sei un principiante o un biker esperto. Tutti devono poter divertirsi in bici a Livigno. Anche i gala di Wheels 4 Life sono per me molto importanti. Speriamo di poter raccogliere sempre più fondi.

- Ti piace pedalare su ogni cosa che cattura la tua attenzione. Qual è il tipo di riding che ti diverte di più?
- Mi piace cambiare. Ma probabilmente vado più spesso sui trail da all mountain. Anche se almeno una volta a settimana prendo la mia bici da trial. Mi divertono anche il freeride e la downhill. Mi potresti anche passare una bici da corsa ogni tanto…

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Foto Bartek Wolinski.

- Quali sono i posti più belli per il tuo stile di guida?
- Di questi tempi si va verso la diversità e verso sentieri costruiti ad hoc in base all’uso che si vuole fare di essi. Livigno è un buon esempio di questo tipo di sviluppo. Hanno fatto tutto, ecco perchè è così popolare per la Mtb. Ma tanto deve ancora essere migliorato. Diciamo che questo è un ottimo momento per essere dei biker.

- Da tempo non fai più gare: come fai a mantenerti con la Mtb?
- Di gare ne facevo molte, ma senza risultati non sei molto utile agli sponsor. Sfortunatamente, ma questo è stato anche il mio vantaggio, in pochi l’hanno capito. Un buon strumento per spiegare ciò che voglio dire è l’esposizione mediatica a cui un atleta è sottoposto. Nel mio caso, si è moltiplicata dopo la carriera da atleta. Oggi è molto più grande anche di quando raggiungevo i migliori risultati. E non parlo solo di Internet, ma anche di magazine e tv. Detto questo, non serve solo avere la presenza sui media. Ho sempre preso sul serio il mio lavoro, trattandolo come business. Ho trovato nuovi modi per collaborare e aiutare i miei sponsor, con i feedback, i test, le mie consulenze ma anche con il mio nome e la mia immagine.

- Cosa consigli ai giovani talenti? Guardare più al lato commerciale o concentrarsi sui risultati delle gare?
- Una cosa porta l’altra. Non puoi consigliare a nessuno di pensare a collezionare sponsor. Sono operazioni che vengono attraverso i successi sportivi. Ma i risultati da soli non sono mai abbastanza.

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Foto Bartek Wolinski.

- Diddie Schneider e tu siete i fautori di Flow Country. Com’è stato sviluppato il progetto?
- Flow è stata la parola magica degli ultimi dieci anni di Mtb. Ma lascia spazio all’interpretazione. Per qualcuno, flow è puro divertimento. Per altri, è un incubo. Flow Country è un tipo particolare di sentieri: mai ripidi, pericolosi o estremi. Sentieri che permettono a tutti i biker di percorrerli. I principianti imparano a muovere i primi passi, e i rider a volare. Di base, è un trail che stampa il sorriso sui volti di tutti. In passato, molti sentieri erano per esperti ma adesso sono accessibili anche agli aspiranti rider. L'errore che le location hanno fatto è stato quello di dedicare scarse risorse agli investimenti. Molte mete per Mtb ancora non comprendono che il motivo per cui un biker decide di spendere i suoi soldi è strettamente legato dalla qualità dei sentieri.

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Foto Bartek Wolinski.

- Hai visto evolvere la Mtb nel corso degli anni. Cosa pensi che sia cambiato di più e come vedi il futuro di questo sport?
- Penso che nel futuro immediato ci saranno sempre più trail progettati in base all'uso. Che non significa che tutti i trail debbano diventare come questo di Livigno, ma sono sicuro che sarà la tendenza che può trainare l’industria delle bici e il settore turistico. Fino a oggi, i biker accettavano soltanto di andare sui sentieri esistenti. Il che non è sbagliato. Ma sempre più persone hanno capito che può essere fatto di più.

- Cosa pensi della crescente specializzazione delle discipline della Mtb? Gravity, endurance, enduro, fat bike...
- Che è la strada giusta. Ognuno deve trovare la propria via per definirsi un biker in base a che tipo di pratica fa. Secondo me, non c’è modo di fermare questa specializzazione. Dall’altro lato, però. il Flow Country unisce tutte queste discipline in modo che i biker possano provare insieme un po’ di tutto.

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- Cosa pensi della crescita delle e-bike? E’ una buona arma per il turismo e per i bike resort?
- Le e-bike hanno il loro diritto di esistere. Le vedo bene per il turismo, ma anche per i pendolari. Secondo me, queste bici dovrebbero stare di più su asfalto o sulle strade forestali, almeno fino a quando le industrie e le regioni non trovino una soluzione per far battere anche a questi mezzi elettrici i sentieri in armonia. Viceversa, sui sentieri immagino dei problemi per il biker più tradizionale. Ma non sono un nemico dell’e-biking.

- E sulla fondazione Wheels 4 Life? A cosa state lavorando attualmente?
- Wheels 4 Life è un’organizzazione no-profit. L’ho fondata insieme a mia moglie al solo scopo di volontariato. Diamo le bici alle persone nei paesi in via di sviluppo, dove c’è bisogno di mezzi di trasporto. Le bici hanno un significato completamente diverso nei Paesi poveri. Non sono giocattoli o strumenti per fare sport. Dal 2005 a oggi abbiamo donato circa 7 mila bici in 26 Paesi diversi.

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Foto Bartek Wolinski.

- La gente ti conosce dai video e dalle tue innumerevoli avventure. Riesci ad immaginare una vita senza Mtb?
- Adesso mi è difficile. Non ho mai pensato di stare sulla bici come un professionista per 50 anni. Ma per i "vecchietti" come me ci sono ancora tante opportunità per aiutare l’ambiente.

- I prossimi progetti?
- Amo le avventure, esplorare nuove regioni e scoprire trail sconosciuti. Adesso sto facendo delle ricerche su Islanda, Russia e sul Lago Superiore, oltre a un nuovo percorso transalpino vicino Livigno.

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