Innovazione nella Mtb? Guardate Resistance Bikes...

Simone Lanciotti
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Capita che le idee migliori dei grandi marchi, quelle che vengono definite come innovative, siano in realtà idee di altri, acquistate, trafugate, copiate e poi portate all’attenzione del grande pubblico con prodotti mirabolanti.
E’ successo tante volte e continuerà a succedere.
Quando mi sono imbattuto nelle immagini del prototipo Resistance Bikes (qui il sito web ufficiale) che vedete in questo articolo mi vi è venuto da pensare a qualcosa di analogo.
Vi sto parlando di un marchio microscopico del Quebec che ha tradotto in pratica e in maniera concreta un concetto di integrazione-innovazione che andrebbe considerato con molta attenzione.
E sappiamo bene quanto questo concetto sia prezioso (e continuamente e non sempre opportunamente utilizzato) per tutta la bike industry.
E non solo.

innovazione nella mtb

Ecco, mi sono detto, due appassionati di Mtb canadesi potrebbero aver interpretato al meglio ciò che servirebbe fare davvero oggi su una Mtb, ovvero togliere il cambio da dove si trova attualmente e “infilare” l’ammortizzatore nel telaio.
Sono due passi, questi, che già altri marchi sono riusciti a fare (Bold con l’ammortizzatore “nascosto” nel telaio e Pinion con il gearbox nel movimento centrale), ma separatamente, mentre questa volta sembra proprio che il concetto di integrazione sia riuscito a trovare una nuova dimensione.
Resistance Bikes ha ideato una Mtb (la cui disponibilità è prevista per l’estate 2018) con telaio in fibra di carbonio e con un ammortizzatore specifico collegato ai foderi alti del carro e alloggiato all’interno del tubo superiore.
Il cambio c’è, ma la demoltiplicazione della pedalata avviene tramite una gearbox, cioè una scatola di ingranaggi, soluzione simile a quella di Pinion.
E, a giudicare dai disegni disponibili, Resistance Bikes potrebbe aver ideato una propria gearbox.

innovazione nella mtb

Quali sono i vantaggi di questa soluzione?
L’ammortizzatore integrato nel tubo superiore dispone di uno spazio in lunghezza (foto in basso) ancora maggiore rispetto allo standard metrico, a tutto vantaggio dell’efficienza di funzionamento della sospensione.

innovazione nella mtb

Il collegamento diretto, senza leveraggi, fra ruota posteriore e ammortizzatore incrementa, secondo il progettista, la sensibilità di funzionamento e la rigidità torsionale del carro.
Se a ciò si aggiunge che sulla ruota posteriore spariscono il pacco pignoni e il cambio e che l’angolazione dei raggi può finalmente diventare simmetrica, i vantaggi diventano ancora più evidenti.

innovazione nella mtb

Il peso della ruota posteriore (che è una massa non sospesa) diminuisce e allo stesso tempo anche il peso della sospensione posteriore (sparisce il cambio e pivot e leveraggi sono ridotti all’osso).

innovazione nella mtb

Senza dimenticare un altro punto molto importante: la presenza del gearbox, ossia la scatola degli ingranaggi del cambio sulla scatola del movimento centrale, crea una maggiore centralizzazione delle basse, alleggerendo la ruota posteriore e schiacciando verso il basso il baricentro della bici.

innovazione nella mtb

Con un risultato che è molto simile a quello che si può sperimentare sulle Mtb a pedalata assistita, traducibile in una minore tendenza al ribaltamento.
Da un punto di vista tecnico, quindi, il valore di questo progetto è enorme.

innovazione nella mtb

L’innovazione contro gli schemi canonici
Tutti siamo ancora più o meno consapevolmente legati a uno schema classico di bicicletta, i cui componenti sono posizionati sempre nella medesima posizione.
Per consuetudine e/o per facilità.
E’ stata la mountain bike, però, ad iniziare una profonda revisione di tutto, abbandonando pian piano il concetto canonico di bicicletta per orientarsi verso soluzioni ispirate o riprese pari pari dal mondo della motocicletta.

innovazione nella mtb

Il cambio Pinion 1.18. Qui le impressioni di utilizzo

Sono arrivati i freni a disco, sono arrivati i perni passanti, è quasi completamente sparito il deragliatore e la posizione in sella è stata profondamente rivista rispetto a solo 5-6 anni fa.
Ma c’è ancora molto da fare per scrollarci di dosso i soliti canoni ciclistici (ce ne parlo anche Fabien Barel, ricordate?).
E il progetto di Resistance Bikes potrebbe diventare uno dei tanti input per esperimenti ancora più arditi.
Se è vero che i marchi di bici e in generale gli attori della bike industry sono innumerevoli (perché la bici è un mezzo di trasporto che si rivolge alle masse con costi di produzione e di sviluppo decisamentd ridotti rispetto, ad esempio, all’industria dell’automobile), è anche vero che a guidare sono pochi marchi.
E questi marchi hanno:
1 - prodotti e servizi di qualità
2 - grande attenzione verso lo sviluppo e il perfezionamento dei prodotti (che, attenzione, non sempre porta a vera innovazione)
3 - potenza di marketing
4 - storia, intesa come prestigio, esperienza, radicamento nella cultura popolare

Più altre cose ancora, senza dubbio, ma in soldoni sono questi 4 valori che fanno la differenza.
Sentiremo ancora parlare di Resistance Bikes oppure è solo una meteora?
Non lo so, ma intanto vi invito a riflettere su quei 4 punti di sopra.



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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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