Polvere, fisica ed emozioni: (micro) storia di un'uscita in Mtb

Simone Lanciotti
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E’ nei dettagli che trovi le storie più affascinanti e incredibili.
E’ quando non dai le cose per scontate che inizi a scoprire.
A capire.
A chiedere.
Ad avvicinarti di più.
Ad apprezzare, fino addirittura ad amare.
E’ quello che è successo anche a te quando hai iniziato a praticare questo sport meraviglioso.
La mountain bike è il mezzo della scoperta di sua maestà, la Natura, e sebbene lei ti stupisca spesso con scenari mirabolanti e grandiosi, in realtà, allo stesso tempo, ti invita ad investigare e ad avvicinarti ad essa per conoscerne i dettagli.
Le leggi della Natura sono scritte e sta a te imparare a leggerle e a comprenderle, in mille modi e direzioni diverse.
La scoperta che un ciclista, anzi, un biker può fare della Natura è un fatto intimo, emotivo e sensoriale, ma anche fisico, attraverso le innumerevoli leggi di cui fai esperienza una volta lì fuori.
Ogni uscita in mountain bike è una storia a sé.
La puoi descrivere con i numeri, ma la puoi scorgere, sentire e capire anche nei dettagli, proprio quelli che Lei lascia sul tuo mezzo a due ruote.
Sono i risultati di numerose reazioni tipo causa-effetto: interazione elettrostatica, reazioni chimiche, aerodinamica, meccanica, fluidodinamica, tutte regolate e governate da Lei.
La Natura, quando sei in sella, ti osserva.
E tanto più ti spingi dentro e verso di Lei e tanto più senti la sua forza.
So che anche tu hai provato queste emozioni, quelle che generano il profondo e grandioso senso di gratitudine in cima alla salita o in mezzo al bosco.
Abbi cura di quelle emozioni, ricercale di continuo, custodiscile nei ricordi più preziosi, perché riescono a farti volgere lo sguardo verso l’alto.
Ed è questo che spiega la complicità ineffabile fra te e la tua bici.
E se ti avvicini a lei ti accorgi che ha molte cose da dirti…

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Guarda la foto sopra.
Riesci a vederlo anche tu, vero?
E' quella forma tagliente del tassello che ti dà il grip.
Non sarà mai più netta e precisa di quanto lo è ora.
Ma quando sei lì, in curva, quando cerchi l'appoggio oppure speri nell'appoggio, pensa a questo e a tutti gli spigoli della gomma anteriore e allo sforzo che fanno per darti la direzione che vuoi.

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Quanto osi, quanto azzardi e allo stesso tempo quanto sbagli lo dicono anche i tuoi pedali.
Gli impatti possono essere errori di valutazione o azioni necessarie dovute a scelte di traiettoria ardite, al fine di tenere alta la velocità.
Cosa ti insegnano questi graffi?
Cosa dicono?
"Continua ad osare" oppure "impara a definire meglio i tuoi limiti"?
O entrambe le cose?

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Non ricordo.
Perdonami, ma non ricordo.
E' un fatto di causa ed effetto.
E' una deformazione permanente dovuta ad una caduta.
Errore mio, come sempre.

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Non puoi controllare tutto.
Sei consapevole che la velocità riduce la capacità di prevedere l'effetto azione-reazione?
Questo è uno dei tanti effetti che un sasso sollevato dalla ruota anteriore o da quella posteriore può creare.
Giusto per ricordarti che potrai essere duro e tenace, ma non sei sempre invulnerabile.

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Non ho mai odiato una Mtb impolverata.
Anzi, vi confesso di adorarla proprio.
Ho sempre notato che la polvere si deposita o si sparge in modi mai casuali.
Con un tocco artistico indescrivibile.
Da ammirare e basta.
Per ore e ore.
Sulle ruote c'è un coinvolgimento di tanti fattori (attrazione elettrostatica e reazioni chimiche), ma ogni volta che mi fermo a guardare questo dettaglio trovo che sia magnifico.
E diverso.
Anzi, unico.
Lavo la bici, la riporto a nuovo e aspetto di vedere come la prossima volta la polvere si depositerà o si spargerà su di essa.
E ricordati: più vai forte, più polvere sollevi.
E più polvere ti troverai addosso.

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E poi c'è il fango.
Schizzi di terra bagnata.
Un'emulsione che aderisce ai tubi della bici, scagliata dai tasselli delle ruote.
Dal terreno al telaio in un istante.
E' semplice sporco oppure è il gesto di un artista?
Non riesco a rispondere.
Un giorno, prima o poi, la laverò.
Come si lavano le uniformi.

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Guardate bene e riflettete: a fine uscita non rimane nulla di quel lubrificante.
Fra una maglia e l'altra c'è uno strato lubrificato, ma anche sporco.
Ci sono detriti e morchia.
Eppure lei, la catena, sui denti dei pignoni cerca di passare con leggerezza.
Perché rumore uguale attrito.
La prossima volta, prima di partire, assicurati di togliere una parte di questo sporco e di trattare la catena come si deve.

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Non riesco a distogliere lo sguardo da questi dettagli, immaginando quanta forza debbano gestire queste piccole superfici di metallo.
E quanto la meccanica sia curata al millimetro per darci quell'esperienza fluida e precisa durante la cambiata.
Se non guardi questi dettagli da vicino non realizzi quanto lavoro ci sia dietro.

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Shimano oppure Sram, il discorso non cambia.
La catena diventa sempre più sottile e ogni millimetro della sua superficie, interna ed esterna, conta.

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Acciaio su acciaio.
Trattamenti chimici e lavorazioni meccaniche di precisione.
Tutto questo non per raccontare ai tuoi amici quanto preciso, leggero e silenzioso sia il tuo cambio, ma per non farti distrarre quando sarai nel pieno della tua uscita.
Quando starai per dire grazie alla vita.

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Potevi fare di più?
Oppure, ha prevalso lo spirito di conservazione?
L'anello rosso che trovi sulla forcella ti dice tante cose.
Tutte cose che la tua esperienza trasformerà in azioni.
E in nuove reazioni.
Puoi osare di più oppure devi guidare meglio.
Oppure ancora resta lucido e assapora le emozioni del sentiero.
Non è un controsenso, è imparare a guidare la mountain bike.

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Esiste il dolore fisico e il dolore generato dalla visione di immagini cruente.
La foto qui sopra che effetto ti fa?

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Si possono vedere i residui di pasticca infilati nei solchi della pista frenante.
L'attrito è una forza che si oppone al movimento.
Il movimento e la quantità di moto sono valori che, con l'esperienza, impari a preservare mentre sei in sella.
Meno freni e più sei in controllo.
Più freni e meno sei in confidenza.
Che cosa dicono i dischi sul tuo stile di guida?

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Interfaccia, ovvero dove due superfici differenti entrano in contatto.
Forcella e mozzo anteriore, tramite il perno passante.
Maggiore è la superficie di contatto e maggiore è la precisione di guida.
Quanta evoluzione tecnica e meccanica è passata su questo dettaglio della mountain bike?
Non smetto di meravigliarmene sebbene sia un fatto acquisito e assodato ormai da anni.

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Usura, cioè perdita progressiva di materiale.
E nel caso di una gomma, l'usura è anche l'effetto di uno sforzo che la mescola fa per aderire al terreno.
Vedo che sui tasselli di sinistra c'è più usura rispetto a quelli di destra.
Sono asimmetrico e imperfetto, lo so, ma la gomma posteriore dice molto del mio stile di guida.
E su cosa potrei migliorare.

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Sii fluido, non tanto per far durare più a lungo questo profilo del battistrada posteriore, ma per sprecare meno energie.
Per essere più efficiente.
Più capace.
Più bravo.
Insomma, più evoluto.
Come si addice agli esseri viventi più importanti in Natura.

Sei ancora su quel sentiero.
Sei ad un passo dal dire grazie per essere lì, vivo, con il cuore gonfio di gioia per la questa grande ispirazione chiamata mountain bike.
Guarda in alto e pensa al prossimo passo.
Non sprecare energie, sii efficiente come il più astuto degli essere viventi.
La bici ti farà arrivare presto a casa.

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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