VIDEO TEST - Specialized S-Works Stumpjumper Fsr 29

Simone Lanciotti
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Sono pochi i modelli di auto, di moto, di computer e di qualunque altro oggetto che possono vantare una simile longevità. Il mondo cambia e in fretta, ma rispetto al 1981, anno della prima Stumpjumper, alcune cose non sono cambiate.
Quel modello di Specialized, il primo ad essere prodotto in grande serie, ha segnato la storia della Mtb: era (ed è ancora) la bici versatile, quella per fare di tutto.
Certo, nel 1981 non esistevano la doppia sospensione, né tantomeno telai in fibra di carbonio, ma quel modello di bici incarnava la polivalenza. Ci si poteva salire in montagna e ci si poteva lanciare in discesa sulle fireroad (le strade tagliafuoco americane). Una rivoluzione, tutto un nuovo mondo da scoprire.
La Stumpjumper 2013 eredita proprio quel carattere, ma con contenuti tecnici ovviamente aggiornati.
Epic, Stumpjumper ed Enduro sono le tre bici simbolo di Specialized e ognuna di esse ha peculiarità tecniche di riferimento, soprattutto per le versioni S-Works. Partiamo subito con il videotest.

Video Test Specialized S-Works Stumpjumper Fsr 29 from Mountainbike Culture Magazine on Vimeo.

Grip da 29er con assetto da 26 pollici
Senza una geometria ben studiata, il beneficio delle ruote da 29 pollici passerebbe in secondo piano. Di questo in Specialized sono ben consapevoli e Brandon Sloan, il product manager della casa di Morgan Hill, prima di sfornare la versione con ruote da 29 non ha dormito diverse notti.
Serviva una geometria "svelta" da abbinare a ruote da 29 pollici e questa è una dote che Stumpy ha: angolo di sterzo da 69°, carro da 45 cm (non il più corto in assoluto), altezza movimento centrale di 33,8, interasse di 114,7.
In sella ci si trova subito a proprio agio. Si percepisce l'ingombro maggiore delle ruote da 29 pollici ma non si ha la netta sensazione di essere dentro la bici. Si rimane in sella come su una 26. Si entra in curva con rapidità e precisione, grazie all'angolo di sterzo da 69 gradi, e una volta trovata la traiettoria la Stumpy la tiene bene.
E i cambi di direzione? Ne parleremo più avanti…

Scalini di rocce? Nessun problema con ruote da 29 pollici e 130 mm di travel.

Scalini di rocce? Nessun problema con ruote da 29 pollici e 130 mm di travel.

Fibra di carbonio Fact Is 11m
In ambito Mtb è la fibra di carbonio più pregiata utilizzata da Specialized ed è quella con il miglior rapporto rigidità/peso. L'acronimo sta per Functional Advanced Composite Technology e consiste di una serie di procedimenti studiati da Specialized per la lavorazione del carbonio. Il triangolo anteriore della S-Works Stumpy, quindi, mantiene un suo orientamento Xc, nel senso che permette a chi pedala la giusta dose di rigidità torsionale e una leggerezza molto valida. Nel complesso la bici intera pesa 11,8 chili senza pedali.
L'attacco per il deragliatore è di tipo Direct Mount e trova il suo alloggiamento sul fodero basso, anziché sul tubo piantone. Il piantone, di conseguenza, in quella posizione ha una forma tale da consentire il corretto posizionamento di questo componente. Inoltre, se osservato di profilo, il tubo verticale ha un andamento curvilineo: questo espediente è necessario per permettere alla ruota posteriore da 29 pollici i 130 mm di escursione.

Il funzionamento dell'ammortizzatore è molto progressivo e il Brain è un vero valore aggiunto alla sospensione Fsr.

Il funzionamento dell'ammortizzatore è molto progressivo e il Brain è un vero valore aggiunto alla sospensione Fsr.

La posizione dell'ammortizzatore, a sua volta, ha richiesto qualche accortezza particolare.
Alcuni telai della concorrenza che prevedono un posizionamento analogo dell'ammortizzatore sono talvolta costretti ad allargare l'ingombro laterale del tubo superiore per le necessità dell'ammortizzatore stesso. Questo crea interferenze fra le gambe del biker e il tubo superiore del telaio.
Specialized invece è riuscita a creare un attacco dell'ammo meno ingombrante e pur sempre solido. Fra tubo superiore e piantone è previsto infatti un traversino di rinforzo che irrobustisce la struttura in una zona molto sollecitata del telaio.
Il tubo obliquo presenta dimensioni molto importanti ed è senza dubbio l'elemento più sollecitato di tutto il telaio.
L'inclinazione di questo tubo è molto accentuata per diverse ragioni:
- la ruota da 29 pollici ha un ingombro maggiore e con 130 mm di escursione sull'anteriore, l'inclinazione accentuata dell'obliquo è necessaria;
- per incrementare la rigidità della zona del movimento centrale, Specialized ricorre ad un tubo obliquo la cui estremità inferiore, quella all'altezza del movimento centrale, appunto, ha un breve tratto rettilineo. In questo modo si riesce ad avere maggiore reattività sui pedali e si riesce a trovare spazio anche per un portaborraccia.
Questo particolare è stato voluto proprio dai tecnici Specialized.

In questa foto si possono vedere il passaggio dei cavi sotto al movimento centrale e il tratto quasi rettilineo del tubo obliquo nella zona del movimento centrale. In questo modo Specialized è riuscita anche a ricavare uno spazio per la borraccia.

In questa foto si possono vedere il passaggio dei cavi sotto al movimento centrale e il tratto quasi rettilineo del tubo obliquo nella zona del movimento centrale. In questo modo Specialized è riuscita anche a ricavare uno spazio per la borraccia.

Il passaggio dei cavi
Esteticamente non è ineccepibile ed espone i cavi (compreso quello del freno posteriore) ad impatti con i sassi sollevati dalla ruota anteriore. E' uno degli aspetti che meno convince di questa Stumpjumper. I passacavi sul tubo obliquo sono ben realizzati. Ad onor del vero, durante il test (da aprile a giugno e su una vasta varietà di terreni) non abbiamo riscontrato problemi e non abbiamo segnalazioni da fare in merito a questa collocazione dei cavi.
Per quanto riguarda il reggisella Specialized ha previsto il passaggio interno del cavo.

La sospensione Fsr e il Brain
Iniziamo ad entrare nel vivo del discorso: la sospensione Fsr è ormai nota per la sua efficienza di pedalata. Nonostante il disegno sia decisamente classico, il funzionamento è di tutto rispetto. Della serie, squadra vincente non si cambia. Al massimo si affina nel corso degli anni. 130 mm di travel e un comportamento in frenata che, grazie al giunto Horst, rimane sempre attivo. Almeno in presenza di sollecitazioni.
Se le sollecitazioni dal terreno non ci sono, ovvero se si pedala su un fondo compatto, è il Brain (comparso per la prima volta sulla Epic nel 2002) a decidere se la sospensione lavora oppure no. Ma come funziona?
In sostanza all'interno del cilindretto che è fissato sul fodero sinistro del carro passa il circuito idraulico dell'ammortizzatore posteriore, un Fox specifico per Specialized. Il circuito idraulico può essere aperto (e lasciar funzionare la sospensione) o chiuso (bloccando la sospensione) tramite una valvola inerziale.

Un "cervello" che lavora per il biker: niente comandi al manubrio e niente registri o pomelli da azionare una volta in sella per modificare il setup della sospensione posteriore.

Un "cervello" che lavora per il biker: niente comandi al manubrio e niente registri o pomelli da azionare una volta in sella per modificare il setup della sospensione posteriore.

Questa valvola inerziale è costituita da una massa di ottone che, in presenza di una sollecitazione dal basso, si sposta verso l'alto permettendo l'apertura del circuito idraulico e consentendo quindi alla sospensione di funzionare.
In assenza di una successiva sollecitazione la massa torna verso il basso, chiude il circuito e la Stumpy torna ad avere un assetto simil-rigido.
E' possibile però variare la sensibilità di questa massa, ovvero decidere la soglia di funzionamento del Brain e quindi l'intensità della sollecitazione che permette lo spostamento della massa. In che modo? Tramite il registro del Brain Fade, ossia il pomello di colore blu che si trova sulla sommità del Brain. In questo modo la sospensione posteriore diventa più o meno sensibile agli input dal terreno.
Per quanto riguarda la struttura del carro, vediamo che Specialized ha lavorato molto per incrementarne la resistenza torsionale, cruciale su una 29er, aumentando le dimensioni dei foderi, in particolare di quelli bassi. Questo accorgimento ha permesso una grande reattività nella guida.

AutoSag, vita più facile
Per gli amanti della tecnica forse non è un'innovazione di particolare pregio, ma chi cerca un assetto set-and-forget o vuole trovare il Sag in due minuti è una trovata molto utile.
L'AutoSag funziona così: si avvita la pompetta nella valvola dell'AutoSag (non è la stessa della camera positiva dell'ammortizzatore) e si porta la pressione a 300 Psi. Si sale in sella, si schiaccia la valvola dell'AutoSag fino a che l'aria non smette di fuoriuscire e a quel punto il Sag è fatto.
Oltre al precarico e al Brain Fade, l'ammortizzatore permette la regolazione della velocità di ritorno.

La valvola rossa è quella dell'AutoSag: basta portare la pressione a 300 Psi, salire in sella, schiacciare la valvola fino a che l'aria non esce più e il Sag è fatto.

La valvola rossa è quella dell'AutoSag: basta portare la pressione a 300 Psi, salire in sella, schiacciare la valvola fino a che l'aria non esce più e il Sag è fatto.

Componenti da 29er
Tutti componenti della trasmissione sono Shimano Xtr ad eccezione delle pedivelle Specialized S-Works in carbonio (con movimento centrale Pf30) con corone Sram XX 22-36 (perfette per una 29 pollici) e bashguard. Il cambio è del tipo Shadow Plus, quindi con dispositivo che limita le oscillazioni della gabbia del cambio e la silenziosità è davvero eccezionale, grazie anche al guidacatena Specialized.
Il freno posteriore Shimano Xtr richiederebbe un po' più di mordente e basterebbe un disco da 180 invece di quello da 160 di serie, ma è proprio qui che comincia una serie di considerazioni sull'uso che si va a fare di questa bici.
Il telaio è costruito in maniera tale da consentire a chi guida una grande confidenza da subito e invita a spingersi oltre. Oltre quelli che sono i limiti del trail riding.

Ecco il Brain: è posizionato all'interno del carro e ha il registro della sensibilità (Brain Fade) sulla sommità.

Ecco il Brain: è posizionato all'interno del carro e ha il registro della sensibilità (Brain Fade) sulla sommità.

La forcella, ad esempio, con steli da 32 e 130 mm di travel, se spinta su sentieri più tecnici, diventa meno precisa e magari una Fox 34 Talas 29 gioverebbe molto (non senza ripercussioni sulla geometria e sul peso).
Un manubrio da 73-74 cm di larghezza, invece dei 72 dello Specialized Xc Mini-raiser, permetterebbe maggiore controllo in velocità e cambiamenti di traiettoria più rapidi (soprattutto con ruote da 29").
Le gomme montate di serie, le Specialized Ground Control al posteriore e la Purgatory all'anteriore, entrambe da 2,3" di sezione, sono perfette per un uso escursionstico-trail: ottimo compromesso fra scorrevolezza e grip e resistenza alle forature (in modalità tubeless ready) davvero notevole. Se però si vuole più grip, anche a discapito della leggerezza, servono tassellature più aggressive (almeno all'anteriore) e qualche mm in più di larghezza del battistrada.
Queste però sono indicazioni che si rivolgono soprattutto a chi cerca il lato più aggressivo della Stumpy e ritiene la Enduro 29 eccessiva.

Nella vista laterale della bici si può apprezzare la grande compattezza del telaio e il concentramento verso il basso delle masse.

Nella vista laterale della bici si può apprezzare la grande compattezza del telaio e il concentramento verso il basso delle masse.

Fra i componenti poi spiccano le ruote Roval Control Trail Sl, molto leggere e reattive, di cui vi parleremo nel dettaglio in uno dei prossimi articoli, e il reggisella CommandPost Black Lite.
Quest'ultimo componente ha richiesto più tempo del previsto per abituarsi al suo funzionamento a step: il travel è di 125 mm e la sella si può abbassare di 40 o, appunto, di 125 mm. La posizione intermedia, però, è talvolta difficile da trovare perché non identificata da un "click" ben avvertibile. L'ergonomia del comando al manubrio, inoltre, non è delle migliori, anche se l'ingombro sul manubrio è fra i più contenuti in assoluto.

Come va in salita?
Il Brain la rende molto efficiente e piacevole da pedalare, quasi come fosse un hardtail, e la leggerezza delle ruote e di altri componenti si avverte, non appena ci si alza sui pedali. La forcella 32 Talas Ctd 29 ha la posizione Climb molto decisa e somiglia davvero ad un lock-out. Se si vuole la massima efficienza sui tratti d'asfalto conviene impostare la posizione Climb sulla forcella e quella più "ferma" sul Brain Fade. Se invece si pedala su terreni sconnessi a noi è piaciuto un Brain di un click meno sensibile. Le ruote da 29 pollici e questo tipo di sospensione rendono la pedalata estremamente piacevole, anche dopo molte ore. Se non fosse che le gambe ad un certo punto finiscono non verrebbe mai voglia di scendere.
La sensazione che si è avuta per tutta la durata del test è stata quella di non aver più bisogno di altre bici. L'unica eccezione, forse, la si può fare per una bici da enduro più aggressivo.

Grazie al Brain, alla geometria indovinata del telaio e a componenti di altissimo livello la S-Works Stumpy è una trailbike che si pedala in maniera eccezionale.

Grazie al Brain, alla geometria indovinata del telaio e a componenti di altissimo livello la S-Works Stumpy è una trailbike che si pedala in maniera eccezionale.

Come va in discesa?
La guida è molto precisa, almeno fin tanto che si resta nell'ambito trail e non si esagera in discesa. Dove, come detto, emergono prima i limiti di una forcella con steli da 32 per ruote da 29": la lunghezza della forcella, infatti, porta a qualche imprecisione di guida quando si spinge di più. L'angolo da 69 gradi, però, è un vero rasoio abbinato a ruote da 29" e agevola tantissimo i cambi di traiettoria.
La compattezza del tubo di sterzo consente a chi guida di personalizzare al meglio il dislivello sella-manubrio e l'altezza da terra del manubrio.
Il funzionamento del Brain anche in queste circostanze è notevole: la transizione fra attivo e non attivo è fluida e inavvertibile e si registra un netto miglioramento rispetto alle prime versioni del Brain. E' in discesa che ci si accorge di guidare una bici con una doppia anima e che non richiede l'azionamento di comandi e registri. E' un dettaglio, questo, che fa la differenza rispetto alle bici della concorrenza.
La sospensione Fsr funziona in maniera prevedibile: se si ha già esperienza con altre Specialized, la S-Works Stumpy è molto progressiva e allo stesso tempo mette in campo una discreta sensibilità, pur avendo solo 130 mm di travel. La cosa che stupisce è il grip offerto dalla ruota posteriore e la rapidità con la quale esegue gli ordini di chi guida. Il carro non è dei più corti, ma la posizione in sella (merito anche di un tubo piantone arcuato) consente un bilanciamento molto valido fra le due ruote. La scelta delle geometrie fatta da Specialized è un riferimento per questa tipologia di bici.

Non sembra di guidare una 29 pollici tanto è agile e precisa. E lo sarebbe ancora di più con componenti più orientati all'enduro...

Non sembra di guidare una 29 pollici tanto è agile e precisa. E lo sarebbe ancora di più con componenti più orientati all'enduro...

La votazione finale
Nel complesso quindi la Specialized S-Works Stumpy Fsr 29 è una bici di altissimo livello, un oggetto per intenditori e che nel corso del tempo, per i motivi elencati nell'introduzione, acquisisce un valore storico.
La cosa che ci ha lasciato un po' interdetti, in quadro tecnico di eccellenza, sono stati il funzionamento del reggisella CommandPost BlackLite (che nella versione 2014 riceverà migliori significative) e il passaggio dei cavi nella parte più esposta del tubo obliquo. Il giudizio finale sull'intera bici è di 9,5, per via soprattutto del reggisella, che è un componente Specialized fornito di serie sulla S-Works Stumpy.
Il prezzo è dello stesso livello della componentistica e della qualità complessiva della bici, 7990€, con 2 anni di garanzia prolungabili a 5 tramite la registrazione gratuita sul sito Specialized.com.

Per informazioni www.specialized.com

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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