Per suggellare il dipinto di una carriera che sin qui le ha regalato tante soddisfazioni mancano ancora le ultime due pennellate: un oro mondiale individuale, dopo i tre vinti con la staffetta. E una medaglia olimpica.
Per Rio 2016 bisogna attendere due anni. L’iride invece è di nuovo a vista, tra sei mesi, ad Hafjell (Norvegia), la località che spesso ha fatto da cornice alle gesta degli azzurri degli sport invernali.
Con i mondiali, Eva Lechner ha un conto aperto: troppe volte la gara elite, tra un errore e un intervento della malasorte, le ha lasciato l’amaro in bocca. Ecco perché la bolzanina di Appiano, 29 anni da compiere il prossimo 1° luglio, punta tutto sull’edizione 2014. Anche perché ha raggiunto finalmente la piena maturità agonistica.
Il 2013 parla chiaro. Nelle sei prove di Coppa del mondo è stata impressionante per continuità: ha vinto la gara inaugurale di Albstadt, poi è salita altre due volte sul podio, seconda ad Hafjell, terza a Vallnord. Risultati che le sono valsi il secondo posto nella generale vinta dalla slovena Zakelj e addirittura il primato nel ranking Uci.
Di pedalare, Eva, non ha mai smesso per tutto l’inverno. Ed è andata ancora più forte. Tanto da vincere, lo scorso 1 febbraio, un argento storico nel mondiale ciclocross di Hoogerheide, la prima medaglia di una donna italiana nella rassegna. Se queste sono le premesse, quale migliore stagione per chiudere quel conto e portare la sua Colnago C29 al trionfo più atteso?
- Eva, poche settimane fa eri ancora alle prese con il fango del ciclocross.
- L’argento al mondiale è stato un grandissimo risultato e il livello raggiunto nel ciclocross quest’anno mi consente di iniziare la stagione di Mtb con un’ottima condizione e un buon ritmo. Dopo la prova iridata mi sono fermata per due settimane, dedicandomi in Val Martello agli sport della neve: sci di fondo, ciaspole e biathlon. Negli ultimi giorni sono risalita in bici e ho svolto buoni allenamenti, anche grazie al sole che ha illuminato Bolzano e dintorni.
- Qual è il tuo programma?
- Mi allenerò ancora per due settimane, poi le prime gare a Buchs, in Svizzera, il 23 marzo, e in Italia, a Nalles, tra i sentieri di casa per gli Internazionali d’Italia. Prima di tuffarmi in clima Coppa del Mondo, con l’occhio puntato sul mondiale…
- Il tuo palmares è invidiabile. Ma sin qui l’oro iridato ti è sempre sfuggito. Riuscirai a sfatare il tabù?
- Hafjell è il mio grande obiettivo della stagione. Certo è che per la vittoria serve anche un pizzico di fortuna che non ho avuto nelle edizioni precedenti. Cadute e forature mi hanno condizionata non poco in passato, anche a Pietermaritzburg. Quest’anno sono molto fiduciosa, sono maturata anche a livello mentale e penso di saper reggere la pressione. Il modo in cui è arrivato l’argento nel ciclocross me ne ha dato la conferma.
- Quest’anno è arrivata in squadra quelli che in molti considerano una tua possibile erede, Emilie Collomb.
- Serviva un’altra italiana, dal momento che fino all’anno scorso, oltre a me, c’erano due svizzere, Nathalie Schneitter e Andrea Waldis. Così siamo pari e per me sarà importante avere al fianco per tutte le trasferte stagionali una compagna di nazionale e di stanza. Emilie è molto forte e vuole imparare. In più è simpatica, fa ridere, scherza. Ha portato freschezza nel team e il divertimento in questo sport è una componente importante. Certo, deve ancora risolvere un problemino.
- Quale?
- Abbiamo dovuto trovare un compromesso per comunicare tutte e quattro. Lei e le due svizzere conoscono il francese, ma io no. Io e le due svizzere conosciamo il tedesco, ma lei non lo parla. E quindi abbiamo optato per l’inglese. E devo dire che Emilie sta pian piano migliorando.
- A quasi ventinove anni, sei nel pieno della maturità agonistica. Molte giovani incombono alle tue spalle, ma resistono anche le ultratrentenni. Che fotografia scatti al cross country femminile di oggi?
- L’età media si sta abbassando e va di pari passo con i percorsi sempre più veloci, richiedono esplosività e freschezza muscolare. Le atlete sopra i 35 anni ogni anno che passa fanno più fatica. La fascia di età giusta per rendere al meglio va dai 25 ai 33 anni.
- Quindi ti restano altri quattro-cinque anni per farci divertire.
- Dopo i Giochi di Londra avevo detto che avrei continuato fino a Rio de Janeiro. Nel 2016 ne avrò 31, quindi è probabile che vada avanti per poi decidere magari di concludere a Tokyo 2020.
Da diversi anni, Eva Lechner è il cross country di casa nostra. Nessuna biker elite ha saputo raggiungere il suo livello nel cross country e solo adesso il vivaio comincia a far intravedere qualcosa di positivo per il futuro. Per gli eventi internazionali del 2014, l’Italia non può che aggrapparsi ancora al suo talento e alla sua esperienza.