SHORT TEST - Cannondale Habit Carbon 1: less is more

Simone Lanciotti
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FRIBURGO - Giusto qualche giorno prima della presentazione della Cannondale Habit (qui i dettagli tecnici) avevo parlato di questa categoria così bistratta in Italia.
Le trail bike, ossia le bici che non sono né carne né pesce secondo la convinzione comune dei biker italiani, hanno un potenziale notevole.
Richiedono però solo un piccolo sforzo: mettere da parte i pregiudizi, ammesso che ve ne siano.
E davanti alla nuova Cannondale Habit, per giunta in versione Carbon 1, lo ammetto, non mi è servito un grande sforzo, perché a me le trail bike piacciono.
Ecco, l’ho detto.

Prima di partire per il test, Peter di Cannondale spiega le caratteristiche della nuova Habit. Fuori piove e ci aspetta una giornata intera sotto la pioggia. Nessuno si tira indietro...

Prima di partire per il test, Peter di Cannondale spiega le caratteristiche della nuova Habit. Fuori piove e ci aspetta una giornata intera sotto la pioggia. Nessuno si tira indietro...

Il primo test ride fatto a Friburgo ha messo in luce un carattere che alcuni dettagli esteriori lasciavano intuire.
I sentieri intorno a Friburgo (davvero perfetti per questa tipologia di bici) li hanno confermati.

La Cannondale Habit Carbon 1. Nella foto la taglia L.

La Cannondale Habit Carbon 1. Nella foto la taglia L.

Salgo in sella e…
Mi trovo a pedalare su una M quando di solito utilizzo taglie L.
Prima di chiedere la L, però, provo a fare qualche giro intorno all’isolato.
Questa M mi piace.
E’ appena un po’ corta per le mie necessità, ma mi ispira fiducia.
Guardo il mozzo anteriore che è bello proteso in avanti: ecco cos’è che mi dà fiducia.
L’angolo di sterzo aperto, il movimento centrale basso (piuttosto direi in linea con le concorrenti) e il carro compatto sono tre caratteristiche che avverto subito.
Il manubrio è da 76, proprio come si conviene a una bici da enduro.
In sella ti senti al sicuro, padrone del mezzo, in mezzo alle ruote (e non sopra le ruote) e agile.
Questa M mi piace proprio, andiamo…

Sospensione semplice e precisa
Affinata, migliorata e sempre più convincente nel corso della varie generazioni, la sospensione Zero Pivot si fa apprezzare soprattutto per la rigidità torsionale. Non ci sono pivot, i foderi alti hanno una sezione studiata per contrastare le torsioni, il carro ha una struttura monolitica e il pivot, l’unico pivot, ha il sistema Ecs-Tc con perno passante di dimensioni maggiorate.
Cioè, se vi serve reattività la Habit ne ha quanta ne volete.
In salita per avere l’efficienza richiesta occorre, però, attivare il comando Full Sprint e le cose migliorano.

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Non è un lock-out, ma un freno in compressione abbastanza deciso.
Direi quanto basta dopo averlo provato essenzialmente su strade sterrate.
Se la sospensione è libera di muoversi ogni colpo di pedale si fa sentire sull’ammortizzatore innescando movimenti indesiderati che diventano in realtà evidenti solo quando si pedala su terreni compatti.
Qui la semplicità costruttiva di questa sospensione paga pegno e ricorro spesso al comando Full Sprint.
Sia la forcella che l’ammortizzatore hanno lo stesso livello di freno in compressione quando il Full Sprint è attivato e questo bilancia molto bene l’assetto in sella alla Cannondale Habit.

Pioggia e nebbia rendono i sentieri nel sottobosco quasi completamente bui. Siamo nella Foresta Nera...

Pioggia e nebbia rendono i sentieri nel sottobosco quasi completamente bui. Siamo nella Foresta Nera...

Le sensazioni in discesa
Se avete avuto modo di conoscere la sospensione della Cannondale Scalpel vi sarete accorti di quanto progressiva diventi nel finale dell’escursione. Merito (o colpa, a seconda dei casi) della sospensione Zero Pivot che ne riduce la sfruttabilità reale di tutti i mm.
Un discorso analogo interessa anche la Cannondale Habit, anche se qui, trattando di 120 mm anziché dei 100 della Scalpel, la musica è un po’ diversa.
La sensazione di galleggiamento offerta da questa sospensione con la complicità di un RockShox Monarch XX DebonAir è molto buona e fa dimenticare il feeling più corsaiolo della Scalpel.

La grande sensibilità ai piccoli impatti è dovuta al comportamento regressivo nella fase iniziale della compressione.
Poi, superato il 30% del travel, il carattere diventa progressivo e prevedibile.
Sfruttare tutti i 120 mm di escursione, però, rimane cosa ardua, ma questo non rende troppo brusco il comportamento della sospensione.
Diciamo che lascia sempre un margine di millimetri a disposizione per passaggi un po’ più impegnativi.
Nel complesso Cannondale ha fatto un buon lavoro in termini di efficienza e rigidità in rapporto alla semplicità costruttiva di questa sospensione.

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Vista una Lefty davvero in forma
Il processo di affinamento non si ferma mai e questo è il risultato: la Lefty 2.0 che equipaggia la Cannondale Habit Carbon 1 mi è sembrata particolarmente a punto in termini di fluidità di funzionamento, livello di progressività e sensibilità, precisione di guida e leggerezza.
L’escursione relativamente ridotta (120 mm) ne avvantaggia le doti dinamiche e la maneggevolezza ne risente.
Il mozzo con battuta maggiorata e l’offset di 50 mm fanno sì che la confidenza con la ruota anteriore sia subito molto buona.
L’angolo di sterzo più aperto, poi, giova non poco all’efficacia di questa forcella.
Quindi, l’amalgama forcella+sospensione posteriore genera un gran piacere di guida.

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Scendo di sella e…
Questa Cannondale Habit incarna alla perfezione il concetto di trail bike moderna, aggiungendo una semplicità costruttiva (ma non tecnologica) che non guasta affatto.
La sensazione che mi ha lasciato è quella di una bici facile, poco impegnativa (in termini di regolazioni e di manutenzione) ed efficace.
Insomma, una proposta che strizza l’occhio a tutti gli utenti su hardtail che sono in cerca di una biammortizzata poco impegnativa, leggera e divertente.
Oppure agli enduristi che sono stanchi di portare in salita tutti gli annessi e connessi ai 160 mm di travel delle loro bici.
Questa Habit ha del potenziale non indifferente.

Ps: se vi è piaciuta la maglia di MtbCult potete acquistarla qui, scegliendo il colore che preferite.

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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